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Subject: Tennis
beh, idem
20 anni fa non mi perdevo un torneo su terra battuta. Diciamo che da quando ero piccolo aspetto un erede di Panatta... purtroppo la nostra scuola ci ha regalato pochino e non posso non rosicare se penso agli spagnoli.
(edited)
20 anni fa non mi perdevo un torneo su terra battuta. Diciamo che da quando ero piccolo aspetto un erede di Panatta... purtroppo la nostra scuola ci ha regalato pochino e non posso non rosicare se penso agli spagnoli.
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quest'anno mi sto ufficialmente illudendo
Due azzurri in semifinale del Bmw Open! Marco Cecchinato e Matteo Berrettini volano e sognano una finale made in Italy nel torneo ATP 250 (montepremi di 586.140 euro) sulla terra rossa di Monaco di Baviera. Marco Cecchinato, numero 19 del ranking mondiale e terza testa di serie ha conquistato l’ingresso nelle semifinali contro l’ungherese Marton Fucsovics, numero 35 Atp ed ottava testa di serie del torneo. Il 26enne di Nyiregyhaza si era aggiudicato in due set entrambe le sfide precedenti, lo scorso anno negli ottavi a Pechino (cemento) e proprio a Monaco di Baviera, sempre negli ottavi. L’incontro è stato sospeso per pioggia dopo che Fucsovics ha vinto il primo set 6-1 ed era 40-0 su suo servizio nel primo game del secondo set. Quando è ripreso il gioco, la situazione per l’azzurro sembrava compromessa quando ha perso il servizio nell’ottavo game (3-5), ma Cecchinato ha risposto subito con un controbreak e ha replicato strappando il servizio anche sul 6-5, per poi chiudere 7-5. Identico risultato nel terzo e decisivo set: 7-5 dopo aver strappato il servizio all’undicesimo game.
zverev k.o., c’è garin — Sarà Cristian Garin a sfidare Marco Cecchinato in semifinale. Il 22enne cileno ha infatti eliminato a sorpresa Alexander Zverev, primo favorito del tabellone e numero 3 del mondo, per 6-4 5-7 7-5. Due i precedenti fra il cileno e l’azzurro, entrambi a favore di Cecchinato che ha sconfitto Garin a Buenos Aires nelle qualificazioni nel 2015 e poi lo scorso febbraio al secondo turno.
VAI MATTEO — E nel pomeriggio è arrivata la seconda gioia azzurra, al termine della seconda rimonta. Merito di Matteo Berrettini, che arriva a otto match consecutivi vinti e gioca sabato la seconda semifinale consecutiva dopo quella di Budapest, dove il 23enne romano, numero 37 Atp ha trionfato. Berrettini ha risolto in rimonta il quarto di finale col tedesco tedesco Philipp Kohlschreiber, numero 41 del ranking mondiale e vincitore già tre volte di questo torneo (2007, 2012 e 2016, oltre ad essere finalista altre tre volte, l’ultima nel 2018). Dopo due ore e 33 minuti Berrettini ha avuto ragione del tedesco col punteggio di 4-6 7-5 6-4. Per lui c’è ora lo spagnolo Roberto Bautista Agut, quarta testa di serie, che ha sconfitto Guido Pella (n.7) per 4-6 6-4 6-0. Fra Berrettini e Bautista Agut una vittoria a testa: nel 2018 a Gstaad ebbe la meglio l’azzurro, a inizio stagione il successo dello spagnolo a Doha ma sul cemento.
Due azzurri in semifinale del Bmw Open! Marco Cecchinato e Matteo Berrettini volano e sognano una finale made in Italy nel torneo ATP 250 (montepremi di 586.140 euro) sulla terra rossa di Monaco di Baviera. Marco Cecchinato, numero 19 del ranking mondiale e terza testa di serie ha conquistato l’ingresso nelle semifinali contro l’ungherese Marton Fucsovics, numero 35 Atp ed ottava testa di serie del torneo. Il 26enne di Nyiregyhaza si era aggiudicato in due set entrambe le sfide precedenti, lo scorso anno negli ottavi a Pechino (cemento) e proprio a Monaco di Baviera, sempre negli ottavi. L’incontro è stato sospeso per pioggia dopo che Fucsovics ha vinto il primo set 6-1 ed era 40-0 su suo servizio nel primo game del secondo set. Quando è ripreso il gioco, la situazione per l’azzurro sembrava compromessa quando ha perso il servizio nell’ottavo game (3-5), ma Cecchinato ha risposto subito con un controbreak e ha replicato strappando il servizio anche sul 6-5, per poi chiudere 7-5. Identico risultato nel terzo e decisivo set: 7-5 dopo aver strappato il servizio all’undicesimo game.
zverev k.o., c’è garin — Sarà Cristian Garin a sfidare Marco Cecchinato in semifinale. Il 22enne cileno ha infatti eliminato a sorpresa Alexander Zverev, primo favorito del tabellone e numero 3 del mondo, per 6-4 5-7 7-5. Due i precedenti fra il cileno e l’azzurro, entrambi a favore di Cecchinato che ha sconfitto Garin a Buenos Aires nelle qualificazioni nel 2015 e poi lo scorso febbraio al secondo turno.
VAI MATTEO — E nel pomeriggio è arrivata la seconda gioia azzurra, al termine della seconda rimonta. Merito di Matteo Berrettini, che arriva a otto match consecutivi vinti e gioca sabato la seconda semifinale consecutiva dopo quella di Budapest, dove il 23enne romano, numero 37 Atp ha trionfato. Berrettini ha risolto in rimonta il quarto di finale col tedesco tedesco Philipp Kohlschreiber, numero 41 del ranking mondiale e vincitore già tre volte di questo torneo (2007, 2012 e 2016, oltre ad essere finalista altre tre volte, l’ultima nel 2018). Dopo due ore e 33 minuti Berrettini ha avuto ragione del tedesco col punteggio di 4-6 7-5 6-4. Per lui c’è ora lo spagnolo Roberto Bautista Agut, quarta testa di serie, che ha sconfitto Guido Pella (n.7) per 4-6 6-4 6-0. Fra Berrettini e Bautista Agut una vittoria a testa: nel 2018 a Gstaad ebbe la meglio l’azzurro, a inizio stagione il successo dello spagnolo a Doha ma sul cemento.
beh, idem
20 anni fa non mi perdevo un torneo su terra battuta. Diciamo che da quando ero piccolo aspetto un erede di Panatta... purtroppo la nostra scuola ci ha regalato pochino e non posso non rosicare se penso agli spagnoli.
io son rimasto ai tempi di sampras (il mio preferito in assoluto) agassi & co.
ho fatto fatica anche ad apprezzare roger,per spararla grossa, anche se poi pian piano ho iniziato ad amare anche lui
20 anni fa non mi perdevo un torneo su terra battuta. Diciamo che da quando ero piccolo aspetto un erede di Panatta... purtroppo la nostra scuola ci ha regalato pochino e non posso non rosicare se penso agli spagnoli.
io son rimasto ai tempi di sampras (il mio preferito in assoluto) agassi & co.
ho fatto fatica anche ad apprezzare roger,per spararla grossa, anche se poi pian piano ho iniziato ad amare anche lui
anche a me piaceva molto sampras. Pochissimi passaggi a vuoto e quando decideva di entrare in partita era semplicemente ingiocabile.
Davvero, tenevo per Federer ma a un certo punto è diventato secondario; nessuno poteva uscire sconfitto da una partita del genere.
mi spiace per roger. sarebbe stato leggendario
in fondo.... lui ha perso solo i tiebreak, mentre i set suoi li ha vinti bene
in fondo.... lui ha perso solo i tiebreak, mentre i set suoi li ha vinti bene
Vabbè ma quando si perde con quel punteggio li la differenza tra i 2 dov'è?
38anni Federer, il più forte di tutti i tempi
38anni Federer, il più forte di tutti i tempi
penso rimpianga i 2 matchpoint sul suo servizio giocati con troppa fretta e sulla spinta emotiva del pubblico: Djoko, nell'occasione, glaciale
(edited)
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si, peccato capitale :(
e pure nel set aveva avuto due palle break clamorose
e pure nel set aveva avuto due palle break clamorose
visto che mi piace soprattutto quando scrive extra politica, tennis in primis, vi incollo anche il commento del match (storico) di Berrettini
Andrea Scanzi
21 h ·
Gioite tutti, giacché Egli vive. Glorifica. Martella e impera, con la magnificenza iridescente dei Prescelti. Matthew Berrettini, per distacco il più forte tennista italiano - con Fognini e spero presto con Peccatore - dai tempi di Panatta, ha appena divelto in tre set Capelli Esecrabili Rublev. È stata, molto semplicemente, una delle partite più importanti – per proscenio e virulenza – nella storia del tennis maschile. Questa beccaccia di Rublev, classe (abbastanza) 1997, pettinatura da napalm ventoso e munito di abominevoli volée degne al massimo di un maniscalco sciatalgico, purtroppo è forte. Tatticamente stolido come troppi contemporanei (russi e no) e allenato dalla brutta copia (Vicente) dell'allenatore biondo-cattivo di Karate Kid, ma presto top ten accanto ai connazionali Medvedev e Khachanov, tal pellegrino era in forma enorme. A Cincinnati aveva vivisezionato Federer, prima di subire la mitraglia proprio da Medvedev. Peggior “mina vagante” degli Us Open, vale a dire giocatore di gran lunga più temibile tra le non teste di serie, Capelli Tremendi Rublev a New York si era messo in testa d’assurgere a flagello divino, vale a dire maciullare quei pochi realmente belli da vedere: quindi Tenenbaum Tsitsipas e Kyrgios, che ha ormai colpe storiche e merita Guantanamo a prescindere.
Berrettini, di contro, dopo gli ottavi a Wimbledon – culminati nella eviscerazione a cielo aperto con Federer – era praticamente rimasto inattivo. Bua alla caviglia e bisogno di rifiatare. A Cincinnati, al rientro, si era fatto subire uccellare da Londero “El Topo”. Era dunque lecito avere perplessità per Matthew (lo chiamo così perché, a chiamarsi Matteo ed esser gran talenti, oggi in Italia si fa gran fatica). Lui, invece, con progressione costante e trama analoga – sempre 4 set perdendo il terzo – ha divelto Gasquet, uno che non ricordo (quindi non era nessuno) e indi Popyrin. La classifica diceva Berrettini, lo stato di forma Rublev. E invece.
E’ stata un’esibizione di bellezza, grazia, talento, giusta assenza di misericordia e insistita propensione al divino come un tennista italiano non aveva forse mai fatto a questi livelli in un torneo Slam (se non l’irripetibile e inspiegabile Cecchinato 2018 a Parigi). Egli ha giocato come a Stoccarda, forse persino meglio. Se il Prescelto non avesse smarrito il servizio – unica volta – sul 6-5 nel terzo set, parlerei ora di partita perfetta. Invece ha dovuto aggiungere del brivido tardivo. I primi due set, 6-1 e 6-4, sono stati un’esecuzione sublime: servizi permalosi, palle corte irridenti (l’esecrabile maniscalco sovietico schiumava rabbia), back di rovescio (un tempo il suo colpo debole: gloria a coach Santopadre), volèe non disprezzabili. Finalmente risposte come sentenze. E quel dritto-maglio, un po’ alla Manu de Pedra Gonzalez e un po’ alla Clint, che fa semplicemente godere come ricci erotomani.
Dopo il dramma indicibile del break sul 6-5 – mentre voi pensavate a menate tipo nuovo governo, io buttavo giù santi da ogni impalcatura paradisiaca – Egli è tornato a tiranneggiare con la fiammeggiante beltade dei Giusti. E’ salito 3-2, dopo cinque punti sempre contro il servizio. Poi 5-2, poi 5-5 (con errore sanguinoso sul 5-4). 6-5, primo match point. Niente. Si cambia campo. 7-6, secondo match e stavolta serve Matthew. Niente prima. Sulla seconda annaspa, poi guadagna la rete e benedice con saggezza definitiva attraverso una volée beffarda di dritto. Vittoria, urla – le mie – e quarti di finale a Us Open. Per la prima volta un italiano raggiunge tale risultato a New York: Barazzutti si era financo issato in semi, ma era il 1977 e si giocò per l’ultima volta a Forest Hills.
E’ una vittoria semplicemente storica. Con questo risultato il Prescelto, nato dall’unione tra il miglior Camporese e un cowboy silente uscito da un gran western, tocca il suo best ranking (17). E nella Race è addirittura 14. Vi è lode, vi è grazia. Vi è godimento oserei dire spasmodico, perché in lui convivono al suo meglio Bellezza e Saggezza. Si viva, si brindi, si celebri tale agnizione. Senza indugio alcuno.
Nei quarti Matthew troverà mercoledì l’irricevibile Andujar o molto più probabilmente Gael Monfils. L’emblema del circense pallettaro fintamente divertente: abusa di scivolate inutili e remate pallose, è pure un bravo ragazzo, ma esteticamente il suo tennis vale una blatta morta. Per giunta ha sempre avuto la colpa storica di eliminarmi SEMPRE i miei beniamini (anche qui: Shapovalov), salvo poi ritirarsi il giorno dopo rendendo dunque vano l’omicidio agonistico. Insopportabile nella sua evanescenza garrula da mancato rapper. Ma vincerà lui: anzi ha già vinto (lo dicono classifica e gufaggio), perché la vita è solo dolore e non potremo alfine avere Berrettini-Rafa in semi.
Pazienza: ora ogni cosa è illuminata. Ora tutto è Grazia e Meraviglia. Sia dunque Lode.
Andrea Scanzi
21 h ·
Gioite tutti, giacché Egli vive. Glorifica. Martella e impera, con la magnificenza iridescente dei Prescelti. Matthew Berrettini, per distacco il più forte tennista italiano - con Fognini e spero presto con Peccatore - dai tempi di Panatta, ha appena divelto in tre set Capelli Esecrabili Rublev. È stata, molto semplicemente, una delle partite più importanti – per proscenio e virulenza – nella storia del tennis maschile. Questa beccaccia di Rublev, classe (abbastanza) 1997, pettinatura da napalm ventoso e munito di abominevoli volée degne al massimo di un maniscalco sciatalgico, purtroppo è forte. Tatticamente stolido come troppi contemporanei (russi e no) e allenato dalla brutta copia (Vicente) dell'allenatore biondo-cattivo di Karate Kid, ma presto top ten accanto ai connazionali Medvedev e Khachanov, tal pellegrino era in forma enorme. A Cincinnati aveva vivisezionato Federer, prima di subire la mitraglia proprio da Medvedev. Peggior “mina vagante” degli Us Open, vale a dire giocatore di gran lunga più temibile tra le non teste di serie, Capelli Tremendi Rublev a New York si era messo in testa d’assurgere a flagello divino, vale a dire maciullare quei pochi realmente belli da vedere: quindi Tenenbaum Tsitsipas e Kyrgios, che ha ormai colpe storiche e merita Guantanamo a prescindere.
Berrettini, di contro, dopo gli ottavi a Wimbledon – culminati nella eviscerazione a cielo aperto con Federer – era praticamente rimasto inattivo. Bua alla caviglia e bisogno di rifiatare. A Cincinnati, al rientro, si era fatto subire uccellare da Londero “El Topo”. Era dunque lecito avere perplessità per Matthew (lo chiamo così perché, a chiamarsi Matteo ed esser gran talenti, oggi in Italia si fa gran fatica). Lui, invece, con progressione costante e trama analoga – sempre 4 set perdendo il terzo – ha divelto Gasquet, uno che non ricordo (quindi non era nessuno) e indi Popyrin. La classifica diceva Berrettini, lo stato di forma Rublev. E invece.
E’ stata un’esibizione di bellezza, grazia, talento, giusta assenza di misericordia e insistita propensione al divino come un tennista italiano non aveva forse mai fatto a questi livelli in un torneo Slam (se non l’irripetibile e inspiegabile Cecchinato 2018 a Parigi). Egli ha giocato come a Stoccarda, forse persino meglio. Se il Prescelto non avesse smarrito il servizio – unica volta – sul 6-5 nel terzo set, parlerei ora di partita perfetta. Invece ha dovuto aggiungere del brivido tardivo. I primi due set, 6-1 e 6-4, sono stati un’esecuzione sublime: servizi permalosi, palle corte irridenti (l’esecrabile maniscalco sovietico schiumava rabbia), back di rovescio (un tempo il suo colpo debole: gloria a coach Santopadre), volèe non disprezzabili. Finalmente risposte come sentenze. E quel dritto-maglio, un po’ alla Manu de Pedra Gonzalez e un po’ alla Clint, che fa semplicemente godere come ricci erotomani.
Dopo il dramma indicibile del break sul 6-5 – mentre voi pensavate a menate tipo nuovo governo, io buttavo giù santi da ogni impalcatura paradisiaca – Egli è tornato a tiranneggiare con la fiammeggiante beltade dei Giusti. E’ salito 3-2, dopo cinque punti sempre contro il servizio. Poi 5-2, poi 5-5 (con errore sanguinoso sul 5-4). 6-5, primo match point. Niente. Si cambia campo. 7-6, secondo match e stavolta serve Matthew. Niente prima. Sulla seconda annaspa, poi guadagna la rete e benedice con saggezza definitiva attraverso una volée beffarda di dritto. Vittoria, urla – le mie – e quarti di finale a Us Open. Per la prima volta un italiano raggiunge tale risultato a New York: Barazzutti si era financo issato in semi, ma era il 1977 e si giocò per l’ultima volta a Forest Hills.
E’ una vittoria semplicemente storica. Con questo risultato il Prescelto, nato dall’unione tra il miglior Camporese e un cowboy silente uscito da un gran western, tocca il suo best ranking (17). E nella Race è addirittura 14. Vi è lode, vi è grazia. Vi è godimento oserei dire spasmodico, perché in lui convivono al suo meglio Bellezza e Saggezza. Si viva, si brindi, si celebri tale agnizione. Senza indugio alcuno.
Nei quarti Matthew troverà mercoledì l’irricevibile Andujar o molto più probabilmente Gael Monfils. L’emblema del circense pallettaro fintamente divertente: abusa di scivolate inutili e remate pallose, è pure un bravo ragazzo, ma esteticamente il suo tennis vale una blatta morta. Per giunta ha sempre avuto la colpa storica di eliminarmi SEMPRE i miei beniamini (anche qui: Shapovalov), salvo poi ritirarsi il giorno dopo rendendo dunque vano l’omicidio agonistico. Insopportabile nella sua evanescenza garrula da mancato rapper. Ma vincerà lui: anzi ha già vinto (lo dicono classifica e gufaggio), perché la vita è solo dolore e non potremo alfine avere Berrettini-Rafa in semi.
Pazienza: ora ogni cosa è illuminata. Ora tutto è Grazia e Meraviglia. Sia dunque Lode.
Grande Scanzi, lo seguirò anch'io.
Per Berrettini sarebbe bello avere una sintesi del match. Il prossimo a che ora è?
Per Berrettini sarebbe bello avere una sintesi del match. Il prossimo a che ora è?