Azərbaycan dili Bahasa Indonesia Bosanski Català Čeština Dansk Deutsch Eesti English Español Français Galego Hrvatski Italiano Latviešu Lietuvių Magyar Malti Mакедонски Nederlands Norsk Polski Português Português BR Românã Slovenčina Srpski Suomi Svenska Tiếng Việt Türkçe Ελληνικά Български Русский Українська Հայերեն ქართული ენა 中文
Subpage under development, new version coming soon!

Subject: Tennis

2019-11-10 14:06:10
Andrea Scanzi
3 h ·

PECCATORE DIVELLE, GLORIFICA E SCIABORDA
(Quel che accadrà o dovrebbe accadere a Sinner)

Da quanto ci conosciamo, ragazzi? Da un bel po’. Vi fidate di me, giusto? Salvate quindi queste mie parole, giacché sono Tavole del Verbo. Da quanto vi parlo di Peccatore? Almeno un anno. E non sono certo stato il primo: chi ama (fino alla malattia) il tennis segue da tempo le sue gesta. Io devo la scoperta ad Adriano Aiello, amico pazzo, che me ne parla da tempo e per primo ha sdoganato la qualifica (cristologica e messianica) di “Peccatore”. Per tutto il 2019 ho seguito i tornei di Peccatore, guardandomeli pure in streaming e commentandoli in una pagina Facebook di pazzi (che non cito, altrimenti diventiamo troppi). Peccatore ha divelto, sconquassato, redento e preconizzato per tutto l’anno, con una maturità incostituzionale per i suoi (al tempo) neanche 18 anni.

La sua vittoria alle Next Gen Finals, in sé, mi dice poco e non mi stupisce. Detesto i tornei che non danno punti ATP e non li guardo, come non guardo amichevoli o quella sbroscia onanista chiamata Laver Cup: nello sport o c’è il cacio in palio oppure è masturbazione a pagamento. È chiaro però che la virulenza sanguinaria e talora eccessiva con cui ha martirizzato gli avversari, sangue e viscere ovunque, ha colpito i più. Ieri ero a Pescara e a un certo punto ho dovuto interrompere lo spettacolo perché le 750 persone in sala erano terrorizzate dalle urla strazianti che provenivano poco lontano. Ho dovuto tranquillizzarli con parole ferme: “Intendo dirvi che non deve albergare la paura nei vostri cuori, giacché il calvario che udite proviene dalla giusta macellazione di De Minaur a Milano per mano del Peccatore. Preghiamo”. E le genti hanno pregato.

La dirò secca: Peccatore è un predestinato. Al netto di sfighe e fatalità, si fa fatica a immaginarlo fuori dai 10 (e sto basso) nella sua carriera. Neanche un mese fa ho visto una sua intervista a Sky, accanto aveva il suo coach e secondo padre Riccardo Piatti. Il loro rapporto è radicato e simbiotico. Peccatore, che ha pure la voce da adulto, seraficamente se n’è uscito così: “Il mio obiettivo è diventare numero uno al mondo e vincere più di uno Slam”. Una frase insensata e oscena per un 18enne, ma la verità è che detta da lui appare sensata; pertinente; definitiva. Parliamo di un ragazzo che fino a 13 anni ha giocato a tennis due volte alla settimana, tipo hobby. Ha avuto in dono un talento spaventoso. È nato fenomeno, e in più ha la testa dell’agonista che concepisce la sconfitta come un’onta da lavare nel sangue dell’empio. Di lui mi colpisce il timing sulla palla, che esce dal piatto corde con un “toc” musicale e perfetto. Non sa palleggiare, perché si rompe le palle molto prima: così Peccatore si trova costretto a martirizzare anzitempo. Il suo rovescio bimane è una sentenza biblica. Dritto e servizio possono migliorare tanto, così come (e soprattutto) il gioco di volo. Ha enormi margini di crescita ed è già uno che batte Monfils e De Minaur con l’efferatezza della Wehrmacht. Fa paura, genera sconcerto e solo Barazzutti - le cui convocazioni sono originali come una mazurka morta - poteva preferirgli in Davis Sonego o il catacombale Seppi, anche se i primi a esserne contenti saranno proprio Peccatore & Piatti (che magari gliel’hanno pure chiesto, così possono lavorare serenamente).

Peccatore è un Predestinato Cannibale. Gioca alla Agassi 2.0 e ha la testa di Djokovic: un mostro. Tutto può accadere, e la vittoria agonisticamente inutile alle Next Gen Finals paradossalmente gli fa male perché gli mette fretta, ma come minimo nel
2020 può fare quel che quest’anno ha fatto Auger Aliassime, più grande di un anno, che si è issato nei 20. So che fa impressione sentirselo dire in un paese da 40 anni asfittico nel tennis maschile, ma Peccatore può divenire uno al mondo e vincere Slam: non dico che sia scontato, nulla lo è, ma dico che non stupirebbe affatto (men che meno chi lo segue da sempre). Ha bisogno di lavoro, fortuna, pazienza e giustizia. Una volta usciti di scena i soliti tre, ci sarà spazio eccome per la sua propensione al divellamento crasso, livido e concupiscente. Lasciamolo maturare, sbagliare e sciabordare con la sicumera che gli è geneticamente consona.

Resta da dire di Berrettini, meno predestinato e più mirabile (come empatia e come gioco, ma lì si va sul personale). La sua qualificazione alle ATP Finals è un evento storico che andrà reso festa nazionale. Siamo di fronte a un’epifania che dovrebbe indurvi a generare cortei di giubilo nei secoli, invece vi vedo tristi: ciò è in sé errato e mi ferisce nell’intimo. È probabile che ora Matthew faccia come Panatta 76 e Barazzutti 79, cioè uscire con tre sconfitte, anche perché ha beccato un sorteggio effettuato da Goebbels: chi se ne frega, è irrilevante. Matthew deve continuare così, col sorriso dei giusti e la consapevolezza di chi sa che la vita è solo dolore. I risultati, se gli dèi ci daranno tregua, arriveranno.
2019-11-10 14:52:51
aspettavo con ansia :P
2019-11-10 20:09:26
Pure io :P
2020-01-21 22:22:20


"Bernardes, fai pena. Qui non e' un discorso che se ti trovo fuori non ti saluto. Qui ti dico che fai pena , non sei all'altezza...cioe' non ti dico vai alla mierda o vaffanculo..ti dico fai pena e io non ti voglio piu' ogni volta che ci sei tu io sbrocco, gia' ho I miei cazzi con te sbrocco. Siamo 1-0 al 5 e mi dai penalty point Perché spacco una racchetta, ma sei fuori? Usa la testa...lui ti dice fuck fuck e dai warning. Fai pena.." Fabio Fognini all'arbitro durante il suo match agli Australian Open
2020-01-21 22:47:59
avesse talento per quanto è scemo sarebbe nr.1 al mondo per distacco
2020-02-13 14:10:10
Meravigliosa vittoria di @janniksin su Goffin al #abnamrowtt di #Rotterdam ! 76 75 dopo 2 ore maestose, di #tennis eccellente.

E adesso:
- QF vs Carreno Busta
- ingresso virtuale in top70 #ATP

Ma la notizia più bella è la prestazione: SUPER

(edited)
2020-02-13 16:26:06
PECCATORE VIVE, EDUCA E GLORIFICA

L’umanità è senza speranza. Lo si capisce da piccole cose. Per esempio dal fatto che, per la sola colpa di aver perso al secondo turno a Melbourne e poi al primo in un ATP 250, l’appena 18enne Peccatore è stato definito “sopravvalutato” e “in crisi” da una mandria di ipodotati neuronali che per colpa di Basaglia sono a piede libero e per colpa dei social tocca leggere. Casi umani tragici, impotenti e senza speranza.
La verità, come vi scrivo da ormai un anno (e altri più bravi di me lo scrivono da più tempo ancora), è che Peccatore è un predestinato. Non mettetegli fretta: perderà ancora, e tanto, ma ha la testa (il talento di sicuro) per non smarrirsi come tanti altri enfant prodige. Per lui, e più ancora per Berrettini, il 2020 sarà un anno difficilissimo. Firmerei tutta la vita perché Matthew resistesse nei 20 (nei 10 sarà assai improbo) e perché Peccatore si issasse a fine anno nei 25/30 (magari con una incursione nei 20 tipo Auger Aliassime un anno fa). Ma nulla è scontato. Non abbiate fretta. Peccatore, più di Matthew (che a me piace di più, ma lì son gusti), tra qualche anno potrà vincere Slam: senza quei tre là davanti, enormi ma non eterni, nulla gli è precluso. Ve lo scrissi quando un anno fa vinse il challenger di Bergamo, ve lo ripeto oggi dopo averlo visto divellere, maciullare e deflagrare con arroganza persino infingarda il top ten belga David Goffin a Rotterdam (un Atp 500, non il torneo del poro merda). Gianni Peccatore non è bellissimo da vedere, si veste come un ubriaco daltonico e se non fosse italiano in pochi qui ne parlerebbero con granché affetto, ma è oggettivamente fortissimo. Ha un timing sovrumano. Ha fame. Ha tigna. Ha potenza. Ha arroganza. Ha testa. Ha virulenza. Ha sadismo. Ha ferocia. E detesta perdere. Se la sfiga lo dispenserà dalle sue attenzioni, farà grandi cose. (E se perde domani, chi se ne frega). Questa è la realtà di fatti: tutto il resto è pulviscolo mentale.
2020-02-22 21:29:48
Andrea Scanzi
2 h ·

MAGER, IL TENNISTA EROE DAL COGNOME INSPIEGABILMENTE MITOLOGICO

- Spoiler alert: MAGER va sempre scritto in maiuscolo. Per legge.

Mi è sempre piaciuto il tennis. E mi son sempre piaciuti gli outsider. Tipo quei tennisti che, lontano da soldi e gloria, si fanno 14 ore di volo per poi perdere al primo turno in un challenger dall'altra parte del mondo. Pagando di tasca propria. Il tennis è pieno di storie così: i primi 100/150 al mondo vivono di quel che fanno, dopo fatiche spesso sovrumane (non tutti nascono Federer, anzi quasi nessuno). Gli altri, ogni settimana, carambolano di qua e di là in cerca di qualche punto, qualche soldo, qualche vittoria. Senza che nessuno se li fili. Occorre un'abnegazione sovrumana, che pochi considerano ma che mi ha sempre affascinato. Nel mio primo romanzo, La vita è un ballo fuori tempo (2015), uno dei personaggi era un tennista che si faceva sempre il culo per il mondo senza che nessuno lo considerasse appieno. Era ispirato a Luca Vanni, foianese, che ho poi conosciuto.

Mi piace e diverte seguire le gesta dei tennisti meno noti. A volte ti colpiscono anche solo per il nome, almeno inizialmente (e poi in tivù non li danno quasi mai). Tipo MAGER. Sentite che nome potente: MAGER. Sentite come suona solenne e tonitruante. Mamma mia: e chi sarà mai questo qua? Nato a Sanremo nel dicembre 1994. Lo conoscete? No, o almeno in pochi. Nel 2016 entra nei primi 300, nel 2019 nei primi 200. Nessuna progressione clamorosa, ma stare nei primi 200 al mondo mica è facile. Serve eroismo. Che pochi notano. Continuo a seguirlo per simpatia. Scopro che di recente il suo allenatore è divenuto Flavio Cipolla, un funambolo divertentissimo che una volta fece impazzire Wawrinka (più di una volta). Cipolla aveva un gioco tutto suo. Adorabile. A MAGER fa bene: il ragazzo vince tre challenger e chiude il 2019 alla 118esima posizione. Bravo. Il suo gennaio 2020 non è esaltante, ma poi qualcosa scatta. Vai a capire cosa. A Buenos Aires, un Atp 250, passa il primo turno e si porta a un passo dal battere Cuevas, ma inciampa sul traguardo. Sono sconfitte che possono fare malissimo.

Poi lo ritrovi nel main draw di Rio de Janeiro, un Atp 500. Roba molto seria e del tutto inedita per MAGER (che si pronuncia "Magher" per motivi insondabili che ne accrescono il mistero). Lui passa le quali, e già fa tantissimo. Poi spezza le reni al soporifero norvegese Casper Ruud, fresco di torneo vinto due giorni prima: il suo scalpo più importante, anche se potrebbe essere la cosiddetta Legge Tommasi. Al secondo turno MAGER (va scritto sempre in maiuscolo per legge) parte favorito, quindi il rischio è doppio: può buttare via un'occasione clamorosa e 90 punti Atp (anzi 110 con le quali). E invece non fallisce. Nei quarti, ieri, arriva Thiem. Il numero 4 al mondo, fresco finalista a Melbourne. Inaudito, non può esserci storia. E invece MAGER vince il primo set. Con Thiem. Poi arriva la tempesta con MAGER avanti di un break (2-1). E ci si ferma: per un giorno intero. Un giorno in cui MAGER ha potuto pensare (troppo) all'ipotesi di poter battere il 4 al mondo. Stamani, con un amico pazzo come me, Adriano Aiello, abbiamo fatto ogni macumba possibile su whatsapp per salvare MAGER dall’implosione mentale. Siamo ricorsi a ogni scaramanzia coi metodi più subdoli. Psicologicamente era davvero una condizione devastante per MAGER: Cipolla avrà dovuto lavorarci duro. E deve averlo fatto molto bene, perché MAGER - poco fa - ha battuto Thiem: 7-6 7-5. Un risultato clamoroso e meraviglioso, che proietta l'uomo dal cognome inspiegabilmente mitologico nei primi 100 (a oggi sarebbe proprio 100). Tra poche ore MAGER giocherà la semifinale. Da sfavorito (neanche tanto: ha già battuto Balazs, e sapere di avere chance renderà tutto ancora più complicato). Da appagato, da miracolato. Più che altro: da eroe. Spettacolo puro.

(Il tennis è bello anche e soprattutto per questo: per tutto quello che ci sta dietro. Non vi fermate mai ai titoli di testa).
2020-04-17 19:07:40
sempre avanti

2020-06-26 18:53:28
LA POSITIVITA’ NEGATIVA DI NOLE
24 Giugno 2020 da Luca Serafini

Ci vorrebbero 3 o 4 pagine per raccontare quanto il lockdown abbia squassato la lucidità di Nole Djokovic, il più forte tennista al mondo. In questi mesi ne ha combinate più di Bertoldo, ma il problema è che adesso lui e la moglie Jelena sono risultati positivi al coronavirus, con il rischio di aver contagiato decine di altre persone.

Conoscendolo come tutti per la sua controllata esuberanza, il suo stile e i suoi modi, la sua generosità e il suo impegno nel sociale, il suo carisma e il suo equilibrio, ho sofferto sconcertato leggendo e vedendo le immagini delle sue scorribande da quarantena: incontri di tennis in Spagna quando i centri sportivi erano chiusi, irruzioni in palestra dove si allenava una squadra di pallavolo con baci e abbracci a tutti senza nessun rispetto dei protocolli (critiche, anzi, a chi li imponeva per gli US Open…), dichiarazioni di guerra ai vaccini, sorrisetti compiaciuti mentre un suo amico con velleità da filosofo – ma fa l’immobiliarista… – in un video diceva: “Essere vivi in questo momento è molto eccitante”.

Sulla bufera che lo sta strapazzando soffiano tutti: colleghi (Nadal e Murray i più severi), politici, tifosi, media… La sua proverbiale allegria, al cospetto del Covid-19, è diventata infantile superficialità che sfiora il crimine. L’ultima bravata è quella che potrebbe costare più cara, a lui in termini penali e ad altri per la salute: senza ancora sapere di essere positivo, ha organizzato il nobilissimo “Adria Tour”, una serie di tornei ed esibizioni nei Balcani a scopo di beneficenza. Con annesse partitelle di calcio e serate di gruppo in discoteca senza distanze, mascherine, cautele di nessun tipo.

Mi costa sangue scrivere la semplice cronaca dei misfatti compiuti da uno degli uomini più famosi al mondo – oltre che per i suoi risultati nello sport – soprattutto per la sua positività, non a un virus ma nei confronti della vita e il rispetto verso di essa. Almeno fino ai tempi della pandemia. Poi, qualcosa è saltato: forse, nel suo fisico perfetto, il virus ha fatto un giro più lungo e prima di arrivare ai polmoni, è passato dal cervello.
2020-06-26 18:59:00
Di Flavio Viglezio

Lo avevamo idealmente lasciato al suo annuncio dell’intervento subito al ginocchio, alla promessa di un ritorno in campo sull’erba di Halle. E alla speranza un po’ folle di vincere per la nona volta Wimbledon. Erano ancora i giorni in cui il coronavirus non aveva cancellato tutto. Poi Roger Federer era spartito: in quarantena, come il più comune dei mortali. Che fine ha fatto? Starà bene? C’è stato addirittura chi pretendeva una sua presa di posizione, come se il Maestro della racchetta avesse una sorta di obbligo morale nei confronti della popolazione svizzera. Se ne stava tranquillo in famiglia, il grande Roger, e per farlo uscire allo scoperto c’è voluto addirittura l’intervento - una sorta di regalo avvelenato? - di Alain Berset.

L’invito di Alain Berset

Invitato dal Consigliere Federale ad una sorta di messaggio urbi et orbi all’elvetica popolazione, Federer è riapparso in video, su Instagram. Già, forse i cittadini del nostro Paese lo ascoltano più di quanto fanno con i politici o con le autorità in generale. «Non è facile neanche per me. Anch’io sono sempre a casa. Sono settimane che non stringo la mano a nessuno - spiegava il 21 marzo Roger -. Soprattutto le persone anziane e quelle con un sistema immunitario indebolito dipendono dall’aiuto degli altri. Dobbiamo dar loro spazio. Due metri di distanza, senza stringere la mano, anche se ci piacerebbe. Non lo facciamo e basta. Dobbiamo fare in modo di prendere la cosa sul serio. Incredibilmente sul serio anche», affermava il campionissimo prima di «nominare» per la sfida la star dell’hockey Roman Josi, la sciatrice Wendy Holdener e dj Bobo.

Tra trucchetti e volée

Da quel giorno Rogerone ci ha preso gusto e - chissà, anche i grandi si annoiano... - è diventato particolarmente attivo sui social network. E così, tutto imbacuccato sotto la neve, eccolo impegnato a palleggiare contro un muro della sua proprietà: «Vediamo se sono ancora capace di insegnarvi qualche trucchetto», diceva ridendo mentre tutti cercavano di capire quale fossero le condizioni del suo ginocchio operato. «Sto bene - dirà qualche tempo dopo -. Ho avuto un paio di settimane complicate ma adesso tutto sta andando per il verso giusto». Sospiri di sollievo all’epoca del coronavirus... Poi è stato lo stesso Roger a lanciare una sfida al mondo intero. Elegantissimo, come nemmeno all’entrata in campo per una finale di Wimbledon, con tanto di cappello, ecco Rogerone impegnato in una serie di volée ravvicinate, sempre contro il muro. «Voi cosa sapete fare»? Apriti cielo. Ci si mettono tutti, campionissimi come Novak Djokovic o Serena Williams, e decine di migliaia di tennisti più o meno improvvisati. Federer spesso commenta i video che riceve. Sempre con classe e con un sorriso, anche i tentativi più improbabili in tenute sportive che nemmeno Fantozzi e Filini nella loro celeberrima sfida a tennis nella nebbia...

Due chiacchiere con Rafa

Poteva il venti volte vincitore di un torneo del Grande Slam sottrarsi ad una delle grandi monde di questo periodo, la diretta Instagram tra campioni di una disciplina? No, certo che no. Ma il King non si scomoda per chiunque bussi alla sua porta, anche perché altrimenti trascorrerebbe le sue giornate davanti allo schermo del computer. L’unico capace di coinvolgerlo non poteva che essere il suo più grande rivale sul circuito - già, per la gioia di Nole Djokovic... - Rafael Nadal. Una decina di minuti tra risate e convenevoli, chiusa dal maiorchino con un «Non ti voglio disturbare oltre, Roger». C’è anche lo spazio per qualche aneddoto tra i due. «Ma è vero che puoi giocare anche con la mano destra?», chiede Roger. «No, no, posso scrivere con la destra, ma non giocare a tennis. Questa è una leggenda», risponde il torero di Manacor.

Tempo di beneficenza

Ma non ci sono solo chiacchierate tra amici e giochini con la racchetta nella quarantena di Federer. La pandemia di coronavirus lo spinge - in compagnia dell’onnipresente mogliettina Mirka - a devolvere un milione di franchi a chi si trova maggiormente in difficoltà. L’annuncio, con tanto di tenera foto della coppia, è ovviamente ancora una volta affidato ai social. «Viviamo tutti un momento difficile e nessuno deve essere dimenticato. Mirka ed io abbiamo deciso di fare un dono di un milione di franchi alle famiglie svizzere maggiormente in difficoltà. Il nostro contributo è solo un inizio. Speriamo che altri decidano di unirsi a noi per aiutare ancora di più le famiglie nel bisogno. Insieme possiamo superare questa crisi!».

Il politico e la fusione

Sempre molto attento alle questioni politiche del mondo del tennis, Federer approfitta delle sue lunghe giornate in famiglia, senza viaggi, per sganciare una piccola-grande bomba su Twitter: «Solo per curiosità... Sono l’unico a pensare che sia arrivato il momento per il tennis maschile e quello femminile di unirsi e diventare una cosa sola?». Successivamente l’ex numero uno al mondo spiega nei dettagli la sua proposta: «Non sto parlando di fondere le competizioni sul campo ma le due associazioni che supervisionano i circuiti professionistici maschili e femminili. Quello che sto immaginando è una fusione fra ATP e WTA. È un periodo duro per ogni sport ma possiamo uscirne con due associazioni indebolite o con una più forte». La proposta viene in generale accolta favorevolmente dal mondo del tennis, anche se non mancano le voci critiche. Su tutte quella del vulcanico australiano Nick Kyrgios: «Qualcuno ha chiesto alla maggior parte dei tennisti dell’ATP cosa ne pensa dell’adesione alla WTA e come questo possa essere positivo per noi?». Nemmeno il Maestro, insomma, fa l’unanimità.

Dicono di lui

Roger Federer parla e fa parlare. Sempre e comunque, anche quando il tennis è fermo, anche quando il mondo è confrontato ad una terribile crisi sanitaria. Anche perché ci si chiede ancora di più per quanto tempo potremo ammirarlo ancora in campo. Ad agosto le candeline da spegnere saranno 39. «È ancora in fase di recupero - spiega il suo allenatore Ivan Ljubicic - e la pausa non ha inciso ancora molto. Sarà comunque pronto per la ripresa. Ancora non pensiamo a programmare il 2021, ma lui pensa di giocare fino a 100 anni, quindi...». Beh fino a 100 magari no, ma la parola ritiro non è mai stata pronunciata in questi mesi. Meglio così. E a sei anni dalla vittoria della Svizzera nella finale della Coppa Davis contro la Francia, il capitano della selezione rossocrociata Severin Lüthi racconta - anche lui in una diretta Instagram... - delle tensioni tra il Maestro e Stan Wawrinka che avevano preceduto il grande evento: «Prima della finale di Coppa Davis c’erano ancora delle tensioni tra di loro dopo il battibecco tra Stan e Mirka alle Finals di Londra. La domenica, mentre eravamo sul treno per Lilla però, Stan ci rise sopra. Entrambi misero da parte questo problema per raggiungere lo stesso obiettivo e vincemmo. Nel doppio Stan e Roger erano davvero complementari».

In quinta Lega?

Tra dubbi, incertezze e qualche polemica, quando c’è di mezzo Federer si può anche sorridere. E così il presidente di una squadra di calcio di quinta Lega del canton Friburgo - ricordandosi del passato di calciatore di Roger, grandissimo tifoso del Basilea - ha pensato bene di fare un’offerta al basilese. Già, succede anche questo in epoca di pandemia. Il presidente del FC Villarepos ha chiesto una licenza a nome Roger Federer. Sì, perché il Maestro è ancora tesserato presso l’ASF. «È da un po’ che questa idea mi frulla in testa - afferma ridendo il presidente del club Pierre Schouwey - ma non avevo mai avuto il tempo di metterla in pratica. Diciamo che il lockdown mi ha permesso di metterla in pratica». Il dirigente dell’ambiziosa squadra ha spiegato il suo progetto a Le Matin: «Abbiamo stampato una maglia numero 20, come i suoi titoli del Grande Slam, e gli abbiamo inviato una lettera chiedendogli di firmare per noi. Ma se vuole aspettare ancora uno o due anni e vincere ancora qualche torneo maggiore siamo pronti a tenergli da parte la maglia numero 21, 22 o 23! E se non volesse giocare, speriamo che ci firmi almeno la maglietta che gli abbiamo spedito. Riuscire a stabilire anche solo un contatto tra Federer e il nostro piccolo club sarebbe qualcosa di fantastico»
.
2020-06-26 21:27:58
chi critica il pensiero unico è un malato mentale, il messaggio è quello, sempre il solito
2020-07-27 08:07:37
2020-07-28 18:52:07
è una lacrime strappa storia!
2020-09-17 09:40:42
2020-09-30 16:48:14
No handshake/racket tap
Errani leaves the court shouting ‘va fanculo’ (no translation needed)
Bertens comes back to her chair crying
Absolute scenes


https://twitter.com/BastienFachan/status/1311292660162924544