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Subject: Spam libero
:D:D:D sono spassose queste previsioni fino al 2100 per di più :D
Suggerirei queste (da Treccani)
a. Nel linguaggio filosofico, il termine è stato assunto a indicare in genere il trasferimento (effettivo o apparente, avvenuto o presunto, spontaneo o imposto) di qualche cosa di significativo, costitutivo o essenziale, da un centro di riferimento o di possesso ad altro, nell’ambito culturale e vitale della soggettività umana.
b. Nel pensiero di Marx e nel marxismo si insiste sull’estraniazione (o anche lo spossessamento) del prodotto del proprio lavoro a cui l’operaio salariato è costretto dai rapporti di produzione capitalistici e in partic. dal capitalista che ne compra la forza-lavoro.
c. Nella psicanalisi post-freudiana, e nella scuola sociologica di Francoforte, le riflessioni sull’alienazione di sé, della propria natura e della possibilità di crescita interiore, che l’uomo compirebbe nell’economia e nella società dei consumi preferendo l’avere all’essere.
d. In un’accezione più corrente e meno specialistica, lo stato di estraniazione, di smarrimento dell’uomo che, nell’odierna società e civiltà tecnologica, e nell’organizzazione dei ritmi della vita, si sente ridotto a oggetto, e pertanto colpito nella propria identità e strappato alla propria autenticità. In partic., con riferimento all’attività lavorativa, senso di indifferente e quasi ostile estraneità al proprio lavoro, provocato soprattutto dalla mancata conoscenza delle sue effettive finalità, oltre che dal carattere macchinoso e ripetitivo, rigidamente predeterminato nei suoi modi e nei suoi ritmi, che ha spesso il lavoro, spec. nelle fabbriche.
a. Nel linguaggio filosofico, il termine è stato assunto a indicare in genere il trasferimento (effettivo o apparente, avvenuto o presunto, spontaneo o imposto) di qualche cosa di significativo, costitutivo o essenziale, da un centro di riferimento o di possesso ad altro, nell’ambito culturale e vitale della soggettività umana.
b. Nel pensiero di Marx e nel marxismo si insiste sull’estraniazione (o anche lo spossessamento) del prodotto del proprio lavoro a cui l’operaio salariato è costretto dai rapporti di produzione capitalistici e in partic. dal capitalista che ne compra la forza-lavoro.
c. Nella psicanalisi post-freudiana, e nella scuola sociologica di Francoforte, le riflessioni sull’alienazione di sé, della propria natura e della possibilità di crescita interiore, che l’uomo compirebbe nell’economia e nella società dei consumi preferendo l’avere all’essere.
d. In un’accezione più corrente e meno specialistica, lo stato di estraniazione, di smarrimento dell’uomo che, nell’odierna società e civiltà tecnologica, e nell’organizzazione dei ritmi della vita, si sente ridotto a oggetto, e pertanto colpito nella propria identità e strappato alla propria autenticità. In partic., con riferimento all’attività lavorativa, senso di indifferente e quasi ostile estraneità al proprio lavoro, provocato soprattutto dalla mancata conoscenza delle sue effettive finalità, oltre che dal carattere macchinoso e ripetitivo, rigidamente predeterminato nei suoi modi e nei suoi ritmi, che ha spesso il lavoro, spec. nelle fabbriche.
Nel 2060 ci sarà una guerra Europa-Asia ?
Non mi stupirei se la Cina collassasse prima.
Non mi stupirei se la Cina collassasse prima.
Barros to
sucm [del]
"Spettabile redazione,
pur vivendo a Parma, sono nativo della Lunigiana e coniugato in Bassa Val di Magra, ragion per cui seguo con interesse la vostra testata e ne apprezzo la professionalità, del tutto in linea con quella di ben più blasonate testate locali del Nord Italia.
Tuttavia, rilevo come le notizie che condividete tramite il profilo FB stiano diventando di giorno in giorno sempre più indigeribili. Non per causa vostra, ma per i commenti dei lettori. È evidente la presenza sulle vostre pagine di un massiccio numero di troll o aperti aderenti all’estrema destra, oltre che di altrettanto numerosi rozzi haters da tastiera che inquinano ogni possibile genuino tentativo di commentare la notizia o di confrontarsi civilmente in merito.
Da una rotonda a Santo Stefano alle dichiarazioni alla Presidente del Porto è tutto un fiorire di sberleffi e insulti, di maldicenze e di qualunquismo da osteria, che immeritatamente colpisce anche la vostra linea editoriale.
Sinceramente mi sto stufando. Ora, a voi di questo (giustamente) può importare anche poco, perché i problemi di una redazione oggi sono ben altri, tuttavia mi sono spinto a scrivervi per chiedervi, con curiosità: ma voi, in un contesto del genere, come vi sentite, come lavorate? Capisco che una moderazione dei commenti è tecnicamente impossibile ma anche sgradita da un punto di vista della libertà, ma si può andare avanti così, in nome di qualche click in più? A me quasi quasi piacerebbe vedere postata la notizia senza possibilità di commentare, ma non datemi retta e prendetela solo come uno sfogo personale.
Con stima vi auguro buon lavoro"
Risponde Fabio Lugarini, direttore di Città della Spezia:
"Caro lettore,
non succede spesso, anzi non succede quasi mai. Non succede quasi mai di ricevere lettere di questo tipo da un lettore e quando accade come è accaduto oggi è come se le pile della nostra esistenza si ricaricassero in un sol movimento. Fa piacere che qualcuno non scambi un giornale con un partito politico, un movimento, ma lo consideri per quello che è: un media che media fra le persone, le rappresentanze, gli enti, i privati. Che ha un'etica, che conosce le regole del gioco, che ha una linea editoriale. Cerchiamo di leggere tutto, mi creda, prendiamo nota di quel che viene scritto, e discutiamo internamente su come comportarsi: la pancia, quella che muove i più, non ce la possiamo permettere perché la deontologia ha un valore assoluto, per noi. Come facciamo ad andare avanti? Semplicemente, lavoriamo con la forza dei giusti, secondo quelle poche e fondamentali regole che abbiamo imparato facendo questo mestiere, senza iraconde cadute di stile, ma con il Maalox sul tavolo, se serve. A differenza di altri non abbiamo mai voluto censurare i commenti proprio perché da cronisti, sappiamo quanto è importante salvaguardare la libertà di stampa e di parola: non certo per aumentare i nostri contatti. Per quello basterebbe scrivere quel che la gente vuole e ci sono i social network a disposizione... L'occasione mi è propizia per sottolineare che su questo giornale ci sarà sempre spazio per chi non ha voce, per tutti i tipi di minoranze, per il punto di vista che non è quello del pensiero comune. Perché un giornale deve partire da questo. Viceversa modereremo senza dubbi tutti quegli atteggiamenti che ledono la dignità e la possibilità di partecipare alle discussioni da parte dei lettori".
Martedì 8 gennaio 2019 alle 18:05:15
redazione@cittadellaspezia.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA
pur vivendo a Parma, sono nativo della Lunigiana e coniugato in Bassa Val di Magra, ragion per cui seguo con interesse la vostra testata e ne apprezzo la professionalità, del tutto in linea con quella di ben più blasonate testate locali del Nord Italia.
Tuttavia, rilevo come le notizie che condividete tramite il profilo FB stiano diventando di giorno in giorno sempre più indigeribili. Non per causa vostra, ma per i commenti dei lettori. È evidente la presenza sulle vostre pagine di un massiccio numero di troll o aperti aderenti all’estrema destra, oltre che di altrettanto numerosi rozzi haters da tastiera che inquinano ogni possibile genuino tentativo di commentare la notizia o di confrontarsi civilmente in merito.
Da una rotonda a Santo Stefano alle dichiarazioni alla Presidente del Porto è tutto un fiorire di sberleffi e insulti, di maldicenze e di qualunquismo da osteria, che immeritatamente colpisce anche la vostra linea editoriale.
Sinceramente mi sto stufando. Ora, a voi di questo (giustamente) può importare anche poco, perché i problemi di una redazione oggi sono ben altri, tuttavia mi sono spinto a scrivervi per chiedervi, con curiosità: ma voi, in un contesto del genere, come vi sentite, come lavorate? Capisco che una moderazione dei commenti è tecnicamente impossibile ma anche sgradita da un punto di vista della libertà, ma si può andare avanti così, in nome di qualche click in più? A me quasi quasi piacerebbe vedere postata la notizia senza possibilità di commentare, ma non datemi retta e prendetela solo come uno sfogo personale.
Con stima vi auguro buon lavoro"
Risponde Fabio Lugarini, direttore di Città della Spezia:
"Caro lettore,
non succede spesso, anzi non succede quasi mai. Non succede quasi mai di ricevere lettere di questo tipo da un lettore e quando accade come è accaduto oggi è come se le pile della nostra esistenza si ricaricassero in un sol movimento. Fa piacere che qualcuno non scambi un giornale con un partito politico, un movimento, ma lo consideri per quello che è: un media che media fra le persone, le rappresentanze, gli enti, i privati. Che ha un'etica, che conosce le regole del gioco, che ha una linea editoriale. Cerchiamo di leggere tutto, mi creda, prendiamo nota di quel che viene scritto, e discutiamo internamente su come comportarsi: la pancia, quella che muove i più, non ce la possiamo permettere perché la deontologia ha un valore assoluto, per noi. Come facciamo ad andare avanti? Semplicemente, lavoriamo con la forza dei giusti, secondo quelle poche e fondamentali regole che abbiamo imparato facendo questo mestiere, senza iraconde cadute di stile, ma con il Maalox sul tavolo, se serve. A differenza di altri non abbiamo mai voluto censurare i commenti proprio perché da cronisti, sappiamo quanto è importante salvaguardare la libertà di stampa e di parola: non certo per aumentare i nostri contatti. Per quello basterebbe scrivere quel che la gente vuole e ci sono i social network a disposizione... L'occasione mi è propizia per sottolineare che su questo giornale ci sarà sempre spazio per chi non ha voce, per tutti i tipi di minoranze, per il punto di vista che non è quello del pensiero comune. Perché un giornale deve partire da questo. Viceversa modereremo senza dubbi tutti quegli atteggiamenti che ledono la dignità e la possibilità di partecipare alle discussioni da parte dei lettori".
Martedì 8 gennaio 2019 alle 18:05:15
redazione@cittadellaspezia.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Alfa Romeo Giulia GT Veloce 2000 (1972)
Quando le alfa non erano fiat ricarrozzate
Mi piacerebbe tornare ad avere questo spirito italiano
(edited)
Alfa Romeo Giulia GT Veloce 2000 (1972)
che meraviglia
che meraviglia
Un popolo che cerca eroi tra i conduttori televisivi si qualifica per quello che è
https://napoli.repubblica.it/
"Lasciare pulito, non siamo a Napoli", polemiche per cartelli sui cassonetti di Pordenone. De Magistris: "Rimuoveteli"
(edited)
"Lasciare pulito, non siamo a Napoli", polemiche per cartelli sui cassonetti di Pordenone. De Magistris: "Rimuoveteli"
(edited)
Ormai è un detto comune che sento spesso :D magari i netturbini passano un po' in ritardo con la raccolta "porta a porta" e le persone che dicono con ironia: "non siamo mica a Roma" o "a Napoli"
Credo sia un modo di dire assodato e non credo che i pianti di DeMa possano valere qualcosa
(edited)
Credo sia un modo di dire assodato e non credo che i pianti di DeMa possano valere qualcosa
(edited)
https://m.ilmattino.it/napoli/articolo-4218382.html
E io che pensavo fosse un altro miracolo di san gennaro :O
E io che pensavo fosse un altro miracolo di san gennaro :O
Inquinamento mare? Ah questi napoletani, i civili Veneti invece...
Le principali fonti di inquinamento delle acque lagunari sono determinate dagli scarichi industriali di origine civile e agricola che vengono sversati direttamente in laguna o introdotti tramite la rete idrografica del bacino scolante. L’insediamento industriale di Porto Marghera e in particolare il Petrolchimico ha costituito per molto tempo una delle principali fonti di inquinamento della laguna veneta. Le fonti di inquinamento non sono soltanto quelle prodotte dalle attività industriali ma sono anche quelle derivate dagli scarichi di tipo domestico dei centri abitati lagunari privi di adeguati sistemi di depurazione e l’apporto di sostanze inquinanti provenienti dai terreni agricoli concimati del bacino scolante. Inquinamento dei fondali nell’area tra Venezia e Marghera.
Tutto il mondo è paese
Le principali fonti di inquinamento delle acque lagunari sono determinate dagli scarichi industriali di origine civile e agricola che vengono sversati direttamente in laguna o introdotti tramite la rete idrografica del bacino scolante. L’insediamento industriale di Porto Marghera e in particolare il Petrolchimico ha costituito per molto tempo una delle principali fonti di inquinamento della laguna veneta. Le fonti di inquinamento non sono soltanto quelle prodotte dalle attività industriali ma sono anche quelle derivate dagli scarichi di tipo domestico dei centri abitati lagunari privi di adeguati sistemi di depurazione e l’apporto di sostanze inquinanti provenienti dai terreni agricoli concimati del bacino scolante. Inquinamento dei fondali nell’area tra Venezia e Marghera.
Tutto il mondo è paese