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Subject: Crisi economica

2011-11-08 09:42:02
si conviene sempre e comunque di questi tempi
2011-11-08 10:01:32
Se si vuole peggiorare la crisi si.

lol @ preoccuparsi per quelle cifre.
2011-11-08 10:20:22
si conviene sempre e comunque di questi tempi

ci penso da tempo ed ho qualche dubbio: in caso di default la copertura del conto dovrebbe essere garantita, e comunque prima ancora di andare in default immagino facciano dei prelievi forzosi, ed a quel punto togliere il 5% da 20 mila euro o da 10 mila non cambia poi molto...
2011-11-08 10:31:11
togliere il 5 % da 20 mila euro magari non è tantissimo, ma è comunque un prelievo che fanno a cittadini. e visto che di come sono andate le cose e le riforme economiche non sono state fatte, di qualsiasi importo, il 5% sta bene dentro al mio portafogli...
2011-11-08 10:33:39
sicuro, discutevo solo sul danno recato.
2011-11-08 16:50:07
ci penso da tempo ed ho qualche dubbio: in caso di default la copertura del conto dovrebbe essere garantita, e comunque prima ancora di andare in default immagino facciano dei prelievi forzosi, ed a quel punto togliere il 5% da 20 mila euro o da 10 mila non cambia poi molto...

Io dico che invece è sempre meglio ritirare per un semplice fatto: la famosa garanzia è in realtà tutta virtuale: non esiste nessun fondo come invece esiste in altri stati europei e non. Se dovessero veramente fallire 3-4 banche grosse nessuno rivedrebbe i propri soldi perchè semplicemente il fondo di garanzia non esiste come riserva di capitale.
2011-11-08 17:33:04
Non è molto presente. è meno di 1/4 del nostro
loro 850.000 in totale ossia la fascia 15-34
noi 2 milioni solo tra tra i 15 e i 29 ossia 5 anni in meno, però
In Giappone la popolazione tra i 15 e i 34 è più del doppio della nostra e hanno meno della metà di neet.
Quindi l'incidenza è circa 1/5-1/6 rispetto alla nostra


sì ho capito, ma in giappone la disoccupazione è nulla in confronto alla nostra e culturalmente sono un popolo immensamente votato alla produttività e al lavoro.

I dati bisogna anche pesarli all'interno di un contesto (che poi forse è quello che genera il fenomeno), e facendolo non si può non sorprendersi più per loro che per noi.
2011-11-08 17:37:50
sì ho capito, ma in giappone la disoccupazione è nulla in confronto alla nostra e culturalmente sono un popolo immensamente votato alla produttività e al lavoro.

I dati bisogna anche pesarli all'interno di un contesto (che poi forse è quello che genera il fenomeno), e facendolo non si può non sorprendersi più per loro che per noi.


Direi invece al contrario che 850.000 su quella popolazione è fisiologico: se fai due conti vedrai probabilmente che è uno dei dati più bassi a livello mondiale.

Se guardi i dati Inglesi non sono dissimili dai nostri: poco meno di 1 milione nella fascia 16-24. Quindi il dato considera 5 anni in meno rispetto al calcolo italiano e ben 10 rispetto al dato giapponese.

Il dato giapponese probabilmente è tra i più bassi del mondo.
(edited)
2011-11-08 18:16:52
non ci capiamo

ti ripeto che la disoccupazione in giappone è nulla o quasi... 850k persone che non studiano e NON CERCANO lavoro anche quando questo ci sarebbe, è un dato pesantissimo. La fisiologia non c'entra nulla, il tasso di disoccupazione (il disoccupato come concetto) è un'altra cosa.

Vediamo se a sto giro ci prendiamo...
(edited)
2011-11-08 20:35:01
non è vero. ha ragione eheieh
2011-11-08 21:05:37
ti ripeto che la disoccupazione in giappone è nulla o quasi.

Falso: è al 4%, altro che nulla.

Ti consiglio poi di leggere qui http://www.autprol.org/public/news/doc000319201012002.htm un professore di economia giapponese che dice:

Occorre considerare che in Giappone la definizione di disoccupazione è estremamente ristretta e viene generalmente riconosciuto che le statistiche ufficiali dovrebbero essere raddoppiate per essere paragonabili con i dati ufficiali dei paesi avanzati dell’Occidente.

I dai sono vecchi e parlano di 5,2% che dovrebbe essere dunque raddoppiato

Il dato attuale è qui ma i criteri ovviamente NON sono cambiati, raddoppia pure quel 4,1%:
http://www.corriere.it/notizie-ultima-ora/Economia/Giappone-tasso-disoccupazione-cala-settembre/28-10-2011/1-A_000267526.shtml


850k persone che non studiano e NON CERCANO lavoro anche quando questo ci sarebbe, è un dato pesantissimo


Falso, se c'è il 4% di disoccupazione, che il realtà è l'8% vuole dire che non è detto che il lavoro ci sia. Per cui stai traenedo conclusioni su delle tue percezioni quando i dati reali dicono il contrario
(edited)
2011-11-08 23:56:48
stasera giocando a carte mi sono avvelenato a sentire Ballarò.

Possibile che l'argomento di discussione debba essere CHI esegue come un burattino gli ordini di sarkozy?
Non si potrebbe discutere di COSA serve? (possibilmente con un servizio un po' meno fazioso di quello sulla grecia che pareva girato dal minculpop..)

Cioè questi stanno ricominciando il solito giro di walzer in cui si insultano per decidere chi me la mette in quel posto e secondo loro io dovrei sedermi, guardarli in tv e tifare perchè me la metta nel fiocco uno al posto dell'altro?????????
2011-11-09 00:16:25
ehehieh, invece i dati italiani e delle altre nazioni sono quelli effettivi? Non mettiamola su questo piano, limitiamoci a considerare il giappone un MODELLO per la crescita economica, eh? Cosa che noi siamo ben lontani dal somigliare (e con noi altri paesi). Per non parlare (e 2) del confronto circa la cultura del lavoro del singolo (!) cittadino. Insomma, un altro pianeta.

Dato che comunque la discussione sta diventando stucchevole, mi arrendo. Ti faccio comunque notare il fatto che sul nesso disoccupazione/neet continui a mettere il carro davanti ai buoi, segno che hai deciso di prendere una direzione errata nel tuo ragionamento fin dall'inizio. E non posso andare avanti a fartelo notare all'infinito, rileggi e prova a scrollarti di dosso i dati di partenza.

Per cambiare argomento: incollo un articolo su un tema che in tanti si saranno posti...

Visti da lontano
Disoccupati tecnologici
La nuova paura Usa

L' intelligenza digitale cancellerà molti posti di lavoro qualificati

Dopo la fabbrica automatica, l' automazione dell' agricoltura, la robotizzazione di parti della chirurgia e dei trasporti (metropolitane e treni senza conducente), presto anche molti uffici diventeranno automatici: già oggi le macchine fanno molto ma, a quanto pare, i progressi nel campo dell' intelligenza artificiale tra qualche anno consentiranno ai computer di sostituire anche i quadri intermedi e molti dirigenti. Gli ingegneri sostengono, infatti, che, se alimentate con un «database» esauriente, le macchine saranno in grado di prendere decisioni migliori di quelle di un amministratore delegato: scelte rapide, nette, non condizionate da pregiudizi, favoritismi, fattori emotivi. Lo spettro di «Hal», il supercomputer di 2001 Odissea nello spazio che prende il sopravvento sugli astronauti, ha cominciato a materializzarsi da quando, all' inizio di quest' anno, Watson, la macchina più intelligente dell' Ibm, ha battuto i campioni in carne ed ossa del telequiz Usa Jeopardy . Fin qui la paura di diventare schiavi delle macchine ha prevalso su quella di perdere il posto, nonostante i moniti di qualche Cassandra. Come John Maynard Keynes che, già negli anni 30 del Novecento, aveva ammonito: «Arriverà un' onda di disoccupazione tecnologica». Mai materializzatasi perché, mentre le fabbriche perdevano operai, la produttività cresceva: nuova ricchezza che generava altro lavoro nei servizi. Perché fare i neoluddisti se, a fronte del robot che risparmia all' operaio le esalazioni del reparto verniciatura, la «distruzione creatrice» schumpeteriana crea nuova occupazione in altre aree? Ma ora questo assunto viene rimesso in discussione da Race Against the Machine (corsa contro la macchina), un saggio appena pubblicato in America (l' e-book è disponibile online da quattro giorni) che racconta un' altra storia: il lavoro in Occidente scarseggia più che per via della globalizzazione, per la concorrenza delle macchine. Quella della terziarizzazione dell' economia è una pia illusione, visto che l' automazione sta arrivando anche lì: entro 40 anni le macchine si approprieranno anche di funzioni sofisticate di medici, avvocati e top manager. Una sassata lanciata non da contestatori di professione ma da due economisti del Massachusetts Institute of Technology (McAfee e Brynjolfsson) che avevano iniziato la loro ricerca pensando di arrivare a conclusioni opposte. Un' analisi che non può essere ignorata nelle riflessioni su come rivitalizzare il capitalismo, anche se altri economisti la contestano. Come Tyler Cowen, per il quale il lavoro manca perché c' è poca innovazione, non troppa: quelle degli ultimi anni, come Facebook, toccano più la «ricreazione» che la produzione. Ma dalla McKinsey, tempio della consulenza aziendale, una ricerca di Brian Arthur, docente del Santa Fe Institute, conferma che, dall' auto che si guida da sola al traduttore automatico, l' intelligenza digitale farà sparire moltissimi posti di lavoro anche nei servizi.

Gaggi Massimo

(4 novembre 2011) - Corriere della Sera
2011-11-09 00:21:28
forse dovremmo cominciare a ragionare di come dividere il reddito in modo che non dipenda solo dal lavoro..


(io mi prenoto per molto reddito e poco lavoro! :D )
2011-11-09 00:29:36
Gli ingegneri sostengono, infatti, che, se alimentate con un «database» esauriente, le macchine saranno in grado di prendere decisioni migliori di quelle di un politico: scelte rapide, nette, non condizionate da pregiudizi, favoritismi, fattori emotivi.



2011-11-09 00:36:09
forse dovremmo cominciare a ragionare di come dividere il reddito in modo che non dipenda solo dal lavoro..

(io mi prenoto per molto reddito e poco lavoro! :D )


lol
comunque se dovessi sparare la prima cosa che mi viene in mente, credo che l'unica sarà "forzare" l'assunzione di personale per coprire lavori che potrebbero essere fatti dalla tecnologia. Insomma, in ogni caso il mercato dovrà essere necessariamente controllato a monte, a meno che (come si ipotizza nell'articolo) una chiusura in certi settori non porti uno sviluppo in altri, in modi che che adesso non possiamo immaginare.