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Subject: Crisi economica

2011-11-14 16:59:42
ps. anzichè tassare il contante (politica della tassazione) sono sempre dell'idea che dovrebbe aumentare la detraibilità dei costi (professionisti, ristoranti etc..) in modo che tutti avrebbero interessa a chiedere fattura perchè se la scalano.
2011-11-14 17:26:37
L’UNICA VIA È LA TRACCIABILITÀ DEI PAGAMENTI

speriamo!
2011-11-14 17:29:28
L’UNICA VIA È LA TRACCIABILITÀ DEI PAGAMENTI

speriamo!


ne dubito per vari motivi
2011-11-14 17:29:31
l'unico problema è che diventa un gf..già ora siamo tracciatissimi tra telepass e cellulari..utilizzare solo il bancomat permetterebbe a tutti di sapere dove siamo e a che ora. Per assurdo, ed estremizzo, anche ad un delinquente che interessa sapere quando sono in ferie e lascio la casa incustodita.

imho, è un finto problema, sanno dei tuoi spostamenti molto di più dal cellulare dato che è più preciso e te lo porti sempre dietro... Però nessuno si lamenta della tracciabilità dell'apparecchio.
E si che di scandali su operatori telefonici (o impiegati) che rivendevano i dati dei clienti ce ne sono stati in passato... ma sui bancomat non ne ho sentiti molti
2011-11-14 17:31:18
ps. anzichè tassare il contante (politica della tassazione) sono sempre dell'idea che dovrebbe aumentare la detraibilità dei costi (professionisti, ristoranti etc..) in modo che tutti avrebbero interessa a chiedere fattura perchè se la scalano.

si, ma si torna sempre al fatto che per prendere dei soldi dalle tasse bisogna abbassare il tiro per colpa di chi evade. E poi non a caso erano state fissate al 5% le tasse per i rientri dei vari condoni...
2011-11-14 17:37:23
ma ti rendi conto che se ti detraessi il 50% delle spese medico, legali, di professionisti in genere il il 30% delle spese viaggio/ristoranti etc (come fanno con bel altre cifre gli agenti di commercio) sarebbero in molti meno ad evadere?
(edited)
2011-11-14 18:41:00
pardon, avevo capito altro...
2011-11-15 00:30:42
E se ripudiassimo il debito?
di Francesco Gesualdi - 15-11-2011

Trovo assurdo che stiamo zitti mentre a Roma stanno demolendo servizi, sicurezza sociale e beni comuni in nome del debito pubblico. La mia opinione è che se proprio dobbiamo andare verso il pareggio di bilancio dobbiamo farlo tassando i redditi alti, organizzando seriamente la lotta all'evasione fiscale, impedendo la fuga dei capitali nei paradisi fiscali, riducendo le spese militari, ritirandoci dalle missioni colonialistiche, riducendo gli stipendi degli eletti, eliminando gli sprechi di palazzo.

Dotarsi di un sistema fiscale equo, eliminare i privilegi ed evitare lo spreco di denaro pubblico è un dovere che abbiamo indipendentemente dal debito pubblico ed è sbagliato parlarne solo quando c'è un attacco speculativo contro lo stato. Anzi, quello è proprio il momento in cui non dobbiamo parlarne, perchè altre sono le risposte da dare a banche, assicurazioni e fondi di investimento che vogliono approfittare delle difficoltà degli stati per arricchirsi per sé.

Quando questi signori, genericamente definiti mercati, pretendono di prendere gli Stati alla gola, vanno rimessi al loro posto, ricordando loro due cose: 1) la sovranità non appartiene ai mercati, ma al popolo; 2) l'interesse collettivo è preminente rispetto agli interessi individuali e se lo stato è in difficoltà deve uscirne salvaguardando i diritti di tutti e i beni comuni.

Ecco perchè penso che l'unica risposta da dare alla speculazione è il congelamento del debito ossia la sospensione del pagamento degli interessi e della restituzione del capitale in attesa di tempi migliori. Una scelta sostenuta da tre considerazioni: 1) oltre l'80% del debito pubblico è detenuto da banche, assicurazioni e fondi in gran parte esteri; 2) il debito pubblico si è formato anche grazie ai contributi dati a banche e imprese per tirarle fuori dal fallimento; 3) l'ammontare degli interessi (80 miliardi di euro all'anno pari al 20% delle entrate tributarie) ha già ripagato abbondantemente il capitale prestato originariamente, pertanto si tratta di una rendita pura.


Sollecito tutti ad espirmersi rispetto a questa presa di posizione, perchè non trovo giusto finire come i polli spennati e perchè non va bene che in nome dei guadagni di pochi seghiamo il ramo della democrazia su cui sediamo e torniamo indietro di secoli ripetto a valori come equità, solidarietà, diritti.
altreconomia.it
2011-11-15 07:01:50
1) oltre l'80% del debito pubblico è detenuto da banche, assicurazioni e fondi in gran parte esteri; 2) il debito pubblico si è formato anche grazie ai contributi dati a banche e imprese per tirarle fuori dal fallimento; 3) l'ammontare degli interessi (80 miliardi di euro all'anno pari al 20% delle entrate tributarie) ha già ripagato abbondantemente il capitale prestato originariamente, pertanto si tratta di una rendita pura.

chi è che ha fatto questi calcoli? Topo Gigio?
2011-11-15 08:46:12
2) il debito pubblico si è formato anche grazie ai contributi dati a banche e imprese per tirarle fuori dal fallimento

per il caso Italia, questo è palesemente falso. l'irlanda è nella sistuazione descritta, non l'italia
ma perchè chi sostiene idee giuste (interesse collettivo prevalente su quello individuale) lo sostiene con affermazioni sbagliate o false?
2011-11-15 08:47:51
ma perchè chi sostiene idee giuste (interesse collettivo prevalente su quello individuale) lo sostiene con affermazioni sbagliate o false?

ti quoto (troppo spesso!)
2011-11-15 08:53:21
La notizia è correttissima invece:

http://www.lettera43.it/economia/macro/28173/crisi-del-debito-colpa-degli-aiuti-alle-banche.htm

Proprio nel giorno in cui il presidente uscente della Bce, Jean-Claude Trichet, ha indicato ai governi la strada della ricapitalizzazione degli istituti di credito, la Commissione europea ha fatto sapere che il debito pubblico di Eurolandia è aumentato negli ultimi anni a causa del «deficit elevato e degli aiuti statali alle banche»: è quanto ha rilevato il rapporto trimestrale della Commissione Ue che si è concentrato sulla situazione dei debiti.

Inoltre

http://ec.europa.eu/italia/attualita/primo_piano/concorrenza/pianosalvataggio_it.htm

una garanzia statale sulle nuove passività emesse dalle banche con scadenze superiori a 3 mesi e fino a 5 anni;
operazioni temporanee di scambio semestrali tra titoli di Stato e passività delle banche italiane, il cui tasso d’interesse e scadenza coincidono perfettamente, in modo da garantire un flusso di cassa identico ed una fissazione dei prezzi diretta;
una garanzia statale per le banche a favore di terzi (ad esempio le imprese di assicurazione) per l’ottenimento di prestiti di titoli di qualità elevata a loro volta utilizzati dalle banche per ottenere rifinanziamenti nell’Eurosistema.



(edited)
2011-11-15 09:26:44
Guarda Eheieh che facevano riferimento sopratutto al 2008-2009, quando gli altri Paesi sono intervenuti andando a nazionalizzare le banche. Da quel punto di vista dò ragione a Bonwilly, perchè noi non abbiamo avuto bisogno di intervenire.

Inoltre il tuo link fa riferimento all'Eurozona, ma non nello specifico all'Italia (quindi c'entra ben poco).
2011-11-15 10:22:15
1) oltre l'80% del debito pubblico è detenuto da banche, assicurazioni e fondi in gran parte esteri;

vero.

L’ammontare dei titoli di Stato in circolazione si riferisce invece a tutti i titoli emessi dallo Stato, sia sul mercato interno (BOT, CTZ, CCT, BTP e BTP€I), sia sul mercato estero (programmi Global, MTN e Carta commerciale).

Al 31 dicembre 2010 i titoli di Stato rappresentano circa l'83% del debito pubblico.



tesoro


composizione debito pubblico secondo studio Adusbef
«L’enorme debito pubblico italiano è nei portafogli di banche, assicurazioni ed altre istituzioni finanziarie estere per l’86,34 per cento,contro il 13,66 per cento in mano alle famiglie
(edited)
2011-11-15 12:41:34
link

Boom dei negozi “compro oro”
La Finanza: “Rischio di infiltrazioni mafiose”


La sola Bologna conta 40 di questi negozi, così come Parma, mentre la Provincia di Piacenza ne conterebbe ben 170. Zironi (Anopo): "Sono a tutti gli effetti un’attività finanziaria, non commerciale, e come tale dev’essere normata. Per ora ci troviamo di fronte ad una filiera di commercio illegale". L'Idv attacca: "E' la legalizzazione dell'usura"
Silenzioso, ma sotto gli occhi di tutti il giro dei “compro oro”, gravita. Negli ultimi 2 anni i negozi di compro oro in Italia sono quadruplicati, mentre in Emilia Romagna l’incremento registrato tra il 2009 e il 2011 è del 25%. Secondo una prima stima della Regione, sul territorio sarebbero tra i 500 e i 600 punti vendita, “ma potrebbero essere molti di più visto che spesso si tratta di lavoro sommerso”. La sola Bologna ne conta 40, così come Parma, mentre la Provincia di Piacenza conterebbe ben 170 negozi.

Tra le cause: l’impennata del prezzi dell’oro che ha trasformato il metallo in un vero e proprio bene di investimento da un lato; l’aumento del bisogno immediato di liquidità delle famiglie dall’altro.

La denuncia nella regione emiliano romagnola arriva dall’Italia dei Valori. Il 26 ottobre, la consigliera regionale Liana Barbati, ha presentato una mozione, approvata all’unanimità, nella quale denuncia il fenomeno in crescita e richiede l’istituzione di controlli, dato che “la procedura amministrativa attuale sulla concessione delle licenze è fin troppo semplice, mentre – prosegue la Barbati – il controllo della filiera è pressoché inesistente. Questo da ampio spazio a chiunque voglia sfruttare tutte quelle famiglie che trovandosi nei guai a causa della crisi, hanno iniziato a vendere sempre di più i propri effetti personali. Siamo ai livelli dell’usura”.

A conferma, l’azione della Guardia di Finanza che difatti sta indagando il campo da tempo: “Il fenomeno esiste ed è diffuso”, spiega il colonello del comando provinciale di Bologna, Giorgio Viale. Spesso alle attività di “compro oro” sono soggette a infiltrazioni da parte delle associazioni mafiose, che utilizzano tali attività come copertura per riciclare proventi illeciti (come denuncia la risoluzione regionale e come comprovato dai dati diffusi dalla Guardia di Finanza), e più in generale si associano episodi criminogeni secondo cui “i sequestri di pietre preziose nei settori di falso, truffa, contraffazione, usura, ricettazione e violazione delle leggi di pubblica sicurezza ammontano (per tutto il 2009 e nei primi dieci mesi del 2010) a oltre 2 milioni di euro. E vicini alla stessa cifra sono quelli relativi alla minuteria e agli oggetti di gioielleria”.

Tuttavia, quantificare le agenzie indagate è a oggi quasi impossibile: le Fiamme Gialle hanno difficoltà nel distinguere i rivenditori dalle normali gioiellerie perché “questi esercizi – spiega il colonnello – utilizzano per la registrazione alla Camera di commercio la stessa codifica merceologica delle gioiellerie ed è dunque è molto difficile quantificarli o identificarli separatamente”. In tutta Italia, i finanzieri stanno svolgendo indagini più approfondite perché: “non basta una semplice verifica come si può fare per un esercizio commerciale qualsiasi – spiega il colonnello Viale – Serve un approccio mirato, con identificazione sul posto”. Non solo: sempre più spesso i compro oro e le oreficerie iniziano a convergere. “Molte oreficerie si sono convertite in compro oro a causa del calo delle vendite di oggetti preziosi nuovi”, spiega Andrea Zironi il presidente dell’associazione di categoria, l’Anopo (Associazione Nazionale Operatori Professionali in Oro).

Il fatto è che i compro oro non sono un esercizio commerciale qualsiasi. L’attività di comprevendita dei rivenditori di oggetti aurei, è “a tutti gli effetti un’attività finanziaria, non commerciale, e come tale dev’essere normata – chiarisce il presidente degli orafi – “compro oro” è un’espressione gergale, perché in realtà si tratta di commercio di oro come materia prima. Azione che andrebbe parificata a quella delle operazioni bancarie”.

Al tal fine l’Anopo assieme all’Aire (Associazione italiana responsabili antiriciclaggio), ha presentato una proposta di legge, che prevede, oltre alla suddetta equiparazione dell’attività di compro oro a quella di intermediazione finanziaria, meccanismi di tracciabilità attualmente assenti, come per esempio l’obbligo di dettagliata ricevuta per il cliente, nonché una certificazione degli esercenti da parte delle forze dell’ordine in merito ai requisiti di onorabilità e professionalità necessari per rendere questa delicata professione affidabile. Per ora “ci troviamo di fronte ad una filiera di commercio illegale”, denuncia Zironi.

Ma come funzionano nel dettaglio i compro oro? Per iniziare l’attività, basta semplicemente andare in questura e richiedere una licenza per commercio in oggetti preziosi, che viene rilasciata senza alcun tipo di obbligo (al di fuori dell’incensurabilità dell’apertura della partita Iva). Il commerciante a questo punto , sarebbe tenuto a iscrivere nel “registro di carico e scarico”, secondo la norma dettata dal Testo Unico sulla Pubblica Sicurezza, l’acquisto dell’oggetto prezioso. Non è tuttavia obbligato al rilascio di alcuna ricevuta.

Allo stesso modo, al privato che volesse vendere oggetti preziosi, è sufficiente esibire un documento d’identità, senza alcun tipo di certificazione sulla provenienza materiale. “Ed è qui che subentra evidentemente il pericolo di riciclaggio – spiega Zironi – perché l’operazione non viene certificata in alcun modo. Per questo motivo nella proposta di legge chiediamo la tracciabilità di tutta la filiera”. Il punto più delicato, spiega il presidente degli orafi, è che “qui stiamo erogando denaro. Non solo i privati ricevono denaro contante in cambio di oro e oggetti preziosi, ma allo stesso tempo questi ultimi sono essi stessi denaro, perché vengono venduti alle fonderie per tornare a essere materiale prezioso originario”. Per questo “spesso dietro a questi esercizi – spiega il colonnello a capo delle Fiamme Gialle bolognesi – è facile che si annidi il reato di ricettazione: perché è il sistema più rapido per la monetarizzazione della refurtiva”.

Intanto, la Procura di Modena lancia l’allarme sul rischio di infiltrazioni della ‘ndrangheta nel Modenese (tramite il procuratore aggiunto Lucia Musti) nelle attività di compravendita dell’oro. Basta poi non dichiarare l’acquisto dell’oggetto, in gergo tecnico “transazione trasparente”, e commettere “la classica evasione fiscale”, che si elude l’unica forma di controllo possibile. Non solo: nel nostro Paese, il mercato dell’oro è stato liberalizzato nel 2000, con la legge numero 7 del 17 gennaio che ha abolito l’Iva sull’oro da investimento (ovvero l’oro puro), svincolando il mercato dal monopolio da parte dell’Ufficio Italiano Dei Cambi senza tuttavia stabilire, come suddetto, specificazioni da parte di chi contrae affari maneggiando il metallo prezioso.

Ma c’è di più. Ogni negozio che acquista e vende oro si attiene ad un proprio listino e può effettuare le proprie valutazioni di stima autonomamente: le quotazioni ufficiali delle borse internazionali e delle mercuriali sono, infatti, meramente indicative e non vincolanti. La bilancia che viene utilizzata, inoltre, che dovrebbe essere tarata e controllata dagli uffici metrici della Camera di Commercio, anche qui senza alcun vincolo, capita invece che sia “aggiustata” per così dire: “Vi sono stati casi non sporadici in cui il rivenditore è stato denunciato per truffa sul peso dell’oggetto prezioso”, prosegue Zironi.

Un altro passaggio delicato, è la confusione tra l’oggetto prezioso e l’oro contenuto nella lega. “Se parliamo di lega a 18 carati, significa che il 75% del materiale dovrebbe essere oro. Ma stabilirlo con certezza è molto difficile, perché gli strumenti a disposizione come la pistola laser o gli acidi sono approssimativi. E il cliente non ha la controprova che sia diverso da ciò che il rivenditore gli comunica”. E infatti, basta farsi un giro per i compro oro di bologna, e sarà difficile trovarne uno che proponga il reale prezzo dell’oro sulla borsa: il materiale perde almeno il 30% del valore reale. Zironi conferma: “Entro con 30grammi d’oro, ed esco che me ne hanno pagati 17”.

Si capisce come la certificazione con la conseguente l’iscrizione all’Albo degli operatori professionali del settore istituito dalla Banca d’Italia (solo 348 sono attualmente iscritti) possa fare la differenza. Intanto, la mozione è già stata messa all’ordine del giorno in vari comuni, da Forlì a Reggio Emilia, mentre alcuni giorni fa, da un’operazione della Guardia di Finanza di Cesena è risultata un’evasione fiscale di quasi un milione di euro connessa alle attività dei compro oro della città.
2011-11-15 14:50:58
Inoltre il tuo link fa riferimento all'Eurozona, ma non nello specifico all'Italia (quindi c'entra ben poco).

Perchè invece di scrivere sciocchezze non leggi i link proposti limitandoti alle citazioni?

Falso (cit.) Il secondo link è l'autorizzazione Ue all'Italia a dare aiuti alla banche, quindi c'entra eccome:

Aiuti di Stato: la Commissione autorizza il regime italiano di rifinanziamento degli istituti di credito

La Commissione europea ha autorizzato, ai sensi delle norme sugli aiuti di Stato previste dal trattato CE, il regime di garanzia delle passività e le operazioni temporanee di scambio per gli istituti di credito, volto a stabilizzare i mercati finanziari. La Commissione ha concluso che il regime è un mezzo adeguato, necessario e proporzionato per rimediare ad un grave turbamento dell’economia italiana– in linea con i criteri precisati nella comunicazione della Commissione sulle misure adottate per le istituzioni finanziarie nel contesto della crisi finanziaria – ed è pertanto compatibile con l’articolo 87, paragrafo 3, lettera b) del trattato CE...

Il regime italiano di garanzie e scambio è un efficace strumento per aumentare la fiducia del mercato. Gli impegni che abbiamo ottenuto dalle autorità italiane garantiscono che le distorsioni di concorrenza saranno ridotte al minimo

Le misure prevedono:

una garanzia statale sulle nuove passività emesse dalle banche con scadenze superiori a 3 mesi e fino a 5 anni;
operazioni temporanee di scambio semestrali tra titoli di Stato e passività delle banche italiane, il cui tasso d’interesse e scadenza coincidono perfettamente, in modo da garantire un flusso di cassa identico ed una fissazione dei prezzi diretta;
una garanzia statale per le banche a favore di terzi (ad esempio le imprese di assicurazione) per l’ottenimento di prestiti di titoli di qualità elevata a loro volta utilizzati dalle banche per ottenere rifinanziamenti nell’Eurosistema.



La Banca d’Italia ha inoltre introdotto una nuova operazione di swap mensile per permettere uno scambio temporaneo di titoli di Stato detenuti dalla banca centrale con strumenti finanziari detenuti dalle banche e valutati con un rating pari almeno a BBB; tale strumento è limitato a 40 miliardi di euro.

La Commissione ha concluso che il regime italiano di rifinanziamento è uno strumento adeguato per ripristinare la fiducia sui mercati finanziari, in linea con le regole UE sugli aiuti di Stato. Esso prevede, in particolare:

un accesso non discriminatorio per le banche autorizzate ad operare in Italia, comprese le controllate di gruppi esteri;
un meccanismo di fissazione dei prezzi orientato al mercato;
adeguate misure di salvaguardia contro gli abusi, ivi comprese restrizioni della pubblicità e della crescita del bilancio delle banche beneficiarie.