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Subject: Crisi economica
http://www.corriere.it/economia/12_gennaio_05/disoccupazione-istat-borsa_f8fb086c-377c-11e1-8a56-e1065941ff6d.shtml
tecnicamente è recessione. forse il corriere si dimentica di chiarire questo punto.
cioè l'aumento dell'inflazione con calo di occupazione non è stagflazione, non è crisi è recessione pura.
in pratica nessuno lo dice, ma (secondo gli indici) ci siamo dentro.
l'inflazione trainata dalle materie prime (petrolio e gas in primis), la disoccupazione cresce a causa della discesa di potere d'acquisto che fa chiudere le aziende (detto inn parole povere).
aspettiamoci altro e ancora.
tecnicamente è recessione. forse il corriere si dimentica di chiarire questo punto.
cioè l'aumento dell'inflazione con calo di occupazione non è stagflazione, non è crisi è recessione pura.
in pratica nessuno lo dice, ma (secondo gli indici) ci siamo dentro.
l'inflazione trainata dalle materie prime (petrolio e gas in primis), la disoccupazione cresce a causa della discesa di potere d'acquisto che fa chiudere le aziende (detto inn parole povere).
aspettiamoci altro e ancora.
cioè l'aumento dell'inflazione con calo di occupazione non è stagflazione, non è crisi è recessione pura.
certa informazione continua a negare l'evidenza? Niente di nuovo.
certa informazione continua a negare l'evidenza? Niente di nuovo.
bé però c'è anche stagflazione. Cioè inflazione non derivante da crescita economica (che sarebbe sana).
Il nesso di causalità secondo me è il seguente:
1. Istituzioni che sottovalutano i danni apportati dai derivati finanziari
2. Disonesti cui le banche hanno dato credito
3. Banche che se la sono fatta addosso e hanno reagito con una stretta creditizia mostruosa
4. Stretta del credito che ha portato alla crisi profonda attuale con tutto ciò che ne consegue:
a) aziende che chiudono
b) disoccupazione
c) calo della domanda
d) altre aziende che chiudono
e) altra disoccupazione ecc. In una spirale perversa che poi genera anche una spinta inflattiva malsana per l'aumento dei tassi di interesse e la dinimuzione di circolante.
Il nesso di causalità secondo me è il seguente:
1. Istituzioni che sottovalutano i danni apportati dai derivati finanziari
2. Disonesti cui le banche hanno dato credito
3. Banche che se la sono fatta addosso e hanno reagito con una stretta creditizia mostruosa
4. Stretta del credito che ha portato alla crisi profonda attuale con tutto ciò che ne consegue:
a) aziende che chiudono
b) disoccupazione
c) calo della domanda
d) altre aziende che chiudono
e) altra disoccupazione ecc. In una spirale perversa che poi genera anche una spinta inflattiva malsana per l'aumento dei tassi di interesse e la dinimuzione di circolante.
la stagflazione è stagnazione economia + inflazione, in pratica la variabile occupazionale tende ad essere pari a 0, al limite potrebbe essere vista come un passaggio (per esempio grosso carico di investimenti che andranno a valorizzare l'economia nel tempo x+1) per migliori standards
in recessione la disoccupazione e l'inflazione acquistano segno positivo, con tendenza alla crescita in termini assoluti. la crisi, da monetaria-finanziaria, diventa crisi occupazionale e monetaria e quindi economica.
ergo recessione.
in recessione la disoccupazione e l'inflazione acquistano segno positivo, con tendenza alla crescita in termini assoluti. la crisi, da monetaria-finanziaria, diventa crisi occupazionale e monetaria e quindi economica.
ergo recessione.
le due cose non si escludono. Cioè la stagflazione non esclude la recessione... anzi è difficile che le due cose viaggino separatamente. O meglio la recessione può non presentare la stagflazione (per esempio negli anni precedenti questa crisi c'era comunque recessione, ma senza stagflazione, anzi c'è stata una modesta deflazione direi in seguito alle drogature del cambio di moneta), mentre quando c'è stagflazione quasi sempre c'è anche la recessione.
non ci sono dubbi che attualmente si assiste ad una stagflazione. Inflazione dovuta a schock dei prezzi e non a crescita economica. In italia peggiorata dall'aumento pesante delle tasse, dirette, indirette, trasversali, dritto rovescio, top spin, passante incrociato.
Non ci sono dubbi, poi, che ci sia recessione. Non vedo come negarlo.
(edited)
non ci sono dubbi che attualmente si assiste ad una stagflazione. Inflazione dovuta a schock dei prezzi e non a crescita economica. In italia peggiorata dall'aumento pesante delle tasse, dirette, indirette, trasversali, dritto rovescio, top spin, passante incrociato.
Non ci sono dubbi, poi, che ci sia recessione. Non vedo come negarlo.
(edited)
Agenzie Rating declassano i titoli ungheresi da bb+ a bbb-
In pratica diventano titoli spazzatura
.................
Boh
In pratica diventano titoli spazzatura
.................
Boh
Nn sei d'accordo? Ho letto che il governo ungherese mirava a nazionalizzare la banca centrale e ciò andava a cozzare contro i requisiti richiesti dalla BCE per erogare finanziamenti, dato che il primo requisito è proprio quello dell'indipendenza della Banca Centrale locale.
Credo che questo fatto non sarà privo di conseguenze, soprattutto per coloro che detengono titoli ungheresi
Ah beh, quello è poco ma sicuro...
Il punto è che l'Ungheria è sull'orlo del baratro e senza quegli aiuti crollerà a picco, per cui non credo che dispiacerà solo ai detentori di tali titoli...
Il punto è che l'Ungheria è sull'orlo del baratro e senza quegli aiuti crollerà a picco, per cui non credo che dispiacerà solo ai detentori di tali titoli...
ovviamente unicredit e intesa san paolo sono in prima fila
Ma io mi domando: la BCE cosa farà? La banca centrale ungherese rischia di non essere indipendete e a quel punto le strade saranno due: far fallire l'Ungheria oppure darle lo stesso gli aiuti, magari rovesciando il governo attuale (ma nn so come visto che hanno i 2/3 dei seggi)...
Colpo di stato?
Colpo di stato?
Spero che le banche non arrivino a tanto! Se hanno una maggioranza eletta democraticamente e questa decide di nazionalizzare la banca centrale, non vedo proprio con che autorità un qualsiasi organismo europeo possa impedirlo.
Causerà la fine dell'euro? Così sia.
Causerà la fine dell'euro? Così sia.
Nessuno è riuscito a fermarlo, né le continue manifestazioni di protesta, né le lettere di Hillary Clinton, di Barroso degli altri leader europei, né le migliaia di dimostranti, ieri davanti al Parlamento. Il premier ungherese Viktor Orban – che ha a disposizione due terzi del Parlamento – ha trascinato il suo Paese, passo passo, verso una forma di autoritarismo che, dice lo scrittore Gyorgy Konrad, sconfina nella dittatura. Orban dice di voler fare uscire il paese dalla “melma” del lascito comunista, di voler rigenerare la nazione. Ma le leggi approvate e la Costituzione – entrata ieri in vigore – danno all’esecutivo poteri eccezionali, che incidono profondamente nel sistema del checkes and balances: i giudici vengono nominati dal governo, le funzioni della Corte costituzionale sono limitate e “sorvegliate”, una Commissione governativa, con ampi poteri, sorveglia la stampa, la Banca centrale perde la sua indipendenza.
Hillary Clinton ha espresso “la fondata preoccupazione per le libertà democratiche” ora in pericolo, ma Orban si è vantato di un “cambio di sistema che mostrerà all’Europa le virtù finora inespresse” della nazione ungherese. In attesa, una massa di giudici è stata costretta alla pensione (sostituiti da altri di nomina governativa) molti giornalisti sono stati licenziati, la stazione radiofonica Klubradio ha perso le sue frequenze per eccesso di criticismo verso il governo e per “l’appoggio di ambienti diplomatici stranieri”, il partito socialista già al governo e nel Parlamento europeo, viene considerato erede del vecchio regime e “responsabile di tutti i crimini commessi dal comunismo”.
Non è chiaro come la Comunità europea reagirà: la svolta contrasta con gli stessi principi a cui si è ispirata l’adesione dell’Ungheria all’Europa, che dunque potrebbe, in teoria, essere sospesa. Ma la Comunità non si è mossa quando Orban, già in “piena azione”, aveva assunto, all’inizio dello scorso anno, la sua Presidenza. Oggi la maggiore preoccupazione sembra essere soprattutto la perdita dell’indipendenza della Banca Centrale che rende complicati e difficili i rapporti con il Fmi e le istituzioni finanziarie europee e quindi più tormentata la grave crisi finanziaria ed economica che attraversa l’Ungheria con il debito pubblico più alto di un paese dell’Est, degradato a “livello spazzatura” e con una crescita praticamente inesistente.
Ma in realtà l’aspetto più inquietante è quella che è stata definita la “guerra culturale” per rinvigorire una nazione che si ritiene vittima della Storia (punita da un trattato di Versailles che le ha sottratto ampie porzioni di territorio e quasi la metà della popolazione) e inquinata da un dibattito culturale definito “estraneo e cosmopolita”. Si riaffaccia, dunque, lo slogan dell’Ungheria come “nazione cristiana” con tutti i suoi corollari di violento e proclamato antisemitismo: era lo slogan di una minoranza, oggi è programma di governo in un Parlamento dove sono entrati (con ben il 17 per cento) i rappresentanti del vecchio partito filonazista, quello delle “croci uncinate“, che odiano musulmani, ebrei e zingari, si oppongono all’Europa e vogliono la “Grande Ungheria”. Il governo ha dunque licenziato i direttori di molti dei teatri sparsi per il paese e a Budapest ha velocemente sostituito quello che da anni gestiva il prestigioso Uj Szinhaz con due accesi sostenitori del nuovo trend: il vecchio attore Gyorgy Doerner, conosciuto come il doppiatore di Mel Gibson, che ha promesso di porre fine “all’egemonia liberale degenerata e malsana” e lo scrittore Istvan Csurka che da anni si batte per la Grande Ungheria e per “strappare” la nazione dal controllo degli ebrei e rafforzare finalmente una “borghesia cristiana”.
Nel frattempo si annuncia che la statua di Attila Jozef sarà rimossa: poeta proletario con debolezze marxiste non è degno di sedere davanti al Parlamento. Ma c’è un ultimo aspetto che promette nuove tensioni: da oggi viene abolita la parola Repubblica, si parla solo di “Ungheria”, con l’accento dunque sulla dimensione etnica, un paese che si ripromette di rappresentare tutti gli ungheresi a cui si estende il diritto di voto ovunque essi siano. Si allargano dunque i confini, entra nel dibattito l’ultima grande questione nazionale del Centro Europa
ilfattoquotidiano
Hillary Clinton ha espresso “la fondata preoccupazione per le libertà democratiche” ora in pericolo, ma Orban si è vantato di un “cambio di sistema che mostrerà all’Europa le virtù finora inespresse” della nazione ungherese. In attesa, una massa di giudici è stata costretta alla pensione (sostituiti da altri di nomina governativa) molti giornalisti sono stati licenziati, la stazione radiofonica Klubradio ha perso le sue frequenze per eccesso di criticismo verso il governo e per “l’appoggio di ambienti diplomatici stranieri”, il partito socialista già al governo e nel Parlamento europeo, viene considerato erede del vecchio regime e “responsabile di tutti i crimini commessi dal comunismo”.
Non è chiaro come la Comunità europea reagirà: la svolta contrasta con gli stessi principi a cui si è ispirata l’adesione dell’Ungheria all’Europa, che dunque potrebbe, in teoria, essere sospesa. Ma la Comunità non si è mossa quando Orban, già in “piena azione”, aveva assunto, all’inizio dello scorso anno, la sua Presidenza. Oggi la maggiore preoccupazione sembra essere soprattutto la perdita dell’indipendenza della Banca Centrale che rende complicati e difficili i rapporti con il Fmi e le istituzioni finanziarie europee e quindi più tormentata la grave crisi finanziaria ed economica che attraversa l’Ungheria con il debito pubblico più alto di un paese dell’Est, degradato a “livello spazzatura” e con una crescita praticamente inesistente.
Ma in realtà l’aspetto più inquietante è quella che è stata definita la “guerra culturale” per rinvigorire una nazione che si ritiene vittima della Storia (punita da un trattato di Versailles che le ha sottratto ampie porzioni di territorio e quasi la metà della popolazione) e inquinata da un dibattito culturale definito “estraneo e cosmopolita”. Si riaffaccia, dunque, lo slogan dell’Ungheria come “nazione cristiana” con tutti i suoi corollari di violento e proclamato antisemitismo: era lo slogan di una minoranza, oggi è programma di governo in un Parlamento dove sono entrati (con ben il 17 per cento) i rappresentanti del vecchio partito filonazista, quello delle “croci uncinate“, che odiano musulmani, ebrei e zingari, si oppongono all’Europa e vogliono la “Grande Ungheria”. Il governo ha dunque licenziato i direttori di molti dei teatri sparsi per il paese e a Budapest ha velocemente sostituito quello che da anni gestiva il prestigioso Uj Szinhaz con due accesi sostenitori del nuovo trend: il vecchio attore Gyorgy Doerner, conosciuto come il doppiatore di Mel Gibson, che ha promesso di porre fine “all’egemonia liberale degenerata e malsana” e lo scrittore Istvan Csurka che da anni si batte per la Grande Ungheria e per “strappare” la nazione dal controllo degli ebrei e rafforzare finalmente una “borghesia cristiana”.
Nel frattempo si annuncia che la statua di Attila Jozef sarà rimossa: poeta proletario con debolezze marxiste non è degno di sedere davanti al Parlamento. Ma c’è un ultimo aspetto che promette nuove tensioni: da oggi viene abolita la parola Repubblica, si parla solo di “Ungheria”, con l’accento dunque sulla dimensione etnica, un paese che si ripromette di rappresentare tutti gli ungheresi a cui si estende il diritto di voto ovunque essi siano. Si allargano dunque i confini, entra nel dibattito l’ultima grande questione nazionale del Centro Europa
ilfattoquotidiano
i giudici vengono nominati dal governo,
questo basta a farne una dittatura
questo basta a farne una dittatura