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Subject: Crisi economica
Avendo mio cugino con un ristorante pizzeria a Cremona (9 dipendenti) garantisco che è vero ma a metà (tipico del corriere della sera). Il settore non è più affidabile perché gli imprenditori non si fidano (basti vedere cosa accadde a Natale), per cui sono reticenti nell’impegnarsi con manodopera con tutto quello che comporta. Nel 2020 il suo ristorante ha avuto 181 gg di chiusura (e quel minimo di take away). Prova a pensare un cameriere positivo al covid con chiusura di 14 gg del locale…fatto che si ripete magari un paio di volte in una estate. Come vedi dipende molto da quelle poche garanzie che il covid ti offre.
Il mio commento era riferito al non trovare "nessuno". Sul resto concordo.
È un po' quello che si immagina, però diamine... addirittura un'emergenza
https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/05/12/la-corte-di-giustizia-ue-assolve-amazon-non-deve-restituire-250-milioni-di-tasse-al-lussemburgo-decisione-opposta-per-la-francese-engie/6195234/
Nel 2020 la filiale lussemburghese di Amazon, dove vengono convogliati i risultati delle divisioni Germania, Francia, Italia, Spagna, Olanda, Polonia e Gran Bretagna, non ha pagato neppure un euro di tasse. Ma va bene così. La Corte di giustizia europea ha infatti annullato la decisione della Commissione Ue che ha dichiarato il trattamento fiscale ricevuto dal colosso dell’e-commerce nel Gran ducato negli ultimi 17 anni incompatibile con le regole del mercato interno. Il Lussemburgo è in generale uno stato fiscalmente molto generoso nei confronti delle multinazionali e di questo campa. Soprattutto è specializzato nel creare trattamenti fiscali “su misura”, concordando le condizioni caso per caso con le singole società che hanno caratteristiche ed esigenze diverse. Una pratica di cui è stato energico promotore l’ex primo ministro ed ex presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker.
Nel 2020 la filiale lussemburghese di Amazon, dove vengono convogliati i risultati delle divisioni Germania, Francia, Italia, Spagna, Olanda, Polonia e Gran Bretagna, non ha pagato neppure un euro di tasse. Ma va bene così. La Corte di giustizia europea ha infatti annullato la decisione della Commissione Ue che ha dichiarato il trattamento fiscale ricevuto dal colosso dell’e-commerce nel Gran ducato negli ultimi 17 anni incompatibile con le regole del mercato interno. Il Lussemburgo è in generale uno stato fiscalmente molto generoso nei confronti delle multinazionali e di questo campa. Soprattutto è specializzato nel creare trattamenti fiscali “su misura”, concordando le condizioni caso per caso con le singole società che hanno caratteristiche ed esigenze diverse. Una pratica di cui è stato energico promotore l’ex primo ministro ed ex presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker.
Nel 2020 la filiale lussemburghese di Amazon, dove vengono convogliati i risultati delle divisioni Germania, Francia, Italia, Spagna, Olanda, Polonia e Gran Bretagna, non ha pagato neppure un euro di tasse. Ma va bene così.
poi comprano il patrimonio italiano e ne fanno quel cazzo che gli pare.
dixit.
dimenticavo: "non ci sono soldi" (cit)
poi comprano il patrimonio italiano e ne fanno quel cazzo che gli pare.
dixit.
dimenticavo: "non ci sono soldi" (cit)
È ingiusto ma se il Lussemburgo chiede 20M sposta la sede in Italia e paga massimo 100k per un tot di anni
Gli "operai" di Amazon invece son tassati al 40% ed è forse quello il guadagno maggiore per uno stato.
Fa tristezza
Gli "operai" di Amazon invece son tassati al 40% ed è forse quello il guadagno maggiore per uno stato.
Fa tristezza
no ma scherzate?
i trattati europei e le istituzioni europee servono a difendere i diritti delle persone.
Non possono agirre come forma istituzionalizzata della globalizzazione e del capitalismo.
i trattati europei e le istituzioni europee servono a difendere i diritti delle persone.
Non possono agirre come forma istituzionalizzata della globalizzazione e del capitalismo.
Ah già dimenticavo l’amor proprio UE verso i cittadini
Servizio giornalistico di rilievo del FT
Stiamo divorziando, e se mio marito avesse degli investimenti in bitcoins?
:)
Stiamo divorziando, e se mio marito avesse degli investimenti in bitcoins?
:)
I giornali e i camerieri fannulloni: “Ma offrono 300 euro al mese…”
Il dirigente dell’alberghiero - “Chiedono gente formata e poi…”
di Virginia Della Sala | 3 Giugno 2021
Icamerieri non vogliono lavorare, i cuochi se ne vanno all’estero, i lavoratori degli hotel sono spariti: a leggere i giornali in questi giorni di prime riaperture post-Covid sembra di vivere in un Paese di nullafacenti per scelta. Ieri, ad articoli quasi unificati, è arrivato l’ennesimo allarme degli imprenditori che non trovano forza lavoro, soprattutto nel settore turistico e della ristorazione, che ha urgenza di ristrutturarsi per affrontare l’estate. Il sottotesto è un misto di incredulità e di colpevolizzazione dei sussidi (come il Reddito di cittadinanza) che terrebbero i lavoratori ancorati al divano. O, ancora, mancherebbero le professionalità , le cosiddette “skill”: dal servizio alla cucina, all’assistenza degli ospiti. Nei giorni scorsi, con dati ufficiali dell’Istat e delle imprese, Il Fatto ha sfatato il mito della scarsità dei braccianti nei campi, mostrando come in realtà non solo sia aumentata la produzione agricola in molte Regioni, ma anche come parallelamente sia cresciuto il lavoro illegale. E nel mondo della ristorazione, le dinamiche non sono tanto diverse.
Parliamo con Gianluigi Alessio, direttore amministrativo dell’istituto alberghiero Amerigo Vespucci di Roma. Conferma ciò che è chiaro a chiunque abbia contatti, anche indiretti, con la realtà turistica e della ristorazione: “La nostra scuola è all’avanguardia – spiega – formiamo professionisti sia per la sala che per la cucina. Gli imprenditori cercano tra i nostri studenti perché sono formati, dei professionisti insomma. Eppure ai nostri diplomati, più o meno recenti, arrivano per lo più proposte con contratti miseri…”.
Racconta che a un ormai ex studente è stato offerto un lavoro come chef a Miami. “Non ha esitato ad accettare – spiega Alessio – e quando gli ho chiesto come mai vuole partire, mi ha risposto che qui in Italia gli era stato offerto solo un posto con un contratto da stagista”. Uno stagista che avrebbe dovuto lavorare otto-dieci ore al giorno per poco meno di 400 euro. “In America gli offrono 2.500 dollari di paga iniziale, vitto e alloggio, prospettiva di contratti professionistici e un corso di inglese accelerato. Perché mai dovrebbe restare?” La fuga dei cervelli è anche questa. E rischia di aumentare.
“Gli imprenditori non danno dignità a questo lavoro”, continua Alessio. E cosa significa? “Molto semplicemente, un contratto regolare che riconosca il lavoro e la professionalità. Che abbia adeguate tutele e che sia un investimento sul lavoratore, non mero sfruttamento”.
Qui si arriva al punto: nel turismo e nella ristorazione, infatti, si ricorre al nero e a contratti anomali come modus operandi. Questi lavoratori non sono considerati “strutturali”, nessuno li fa crescere, li fidelizza, li inserisce in una squadra. “La mentalità di buona parte degli imprenditori è sintonizzata solo sul guadagno immediato per l’imprenditore stesso. L’imprenditore crede di fare un favore al lavoratore, di dover ricevere gratitudine perenne e a qualsiasi costo per le paghe da fame che elargisce. Sono padroni dispotici, non manager lungimiranti. È ovvio che le persone scappano. Non sono nullafacenti: spesso sono professionisti, ora in difficoltà più che mai, stanchi di essere sfruttati”.
Il dirigente dell’alberghiero - “Chiedono gente formata e poi…”
di Virginia Della Sala | 3 Giugno 2021
Icamerieri non vogliono lavorare, i cuochi se ne vanno all’estero, i lavoratori degli hotel sono spariti: a leggere i giornali in questi giorni di prime riaperture post-Covid sembra di vivere in un Paese di nullafacenti per scelta. Ieri, ad articoli quasi unificati, è arrivato l’ennesimo allarme degli imprenditori che non trovano forza lavoro, soprattutto nel settore turistico e della ristorazione, che ha urgenza di ristrutturarsi per affrontare l’estate. Il sottotesto è un misto di incredulità e di colpevolizzazione dei sussidi (come il Reddito di cittadinanza) che terrebbero i lavoratori ancorati al divano. O, ancora, mancherebbero le professionalità , le cosiddette “skill”: dal servizio alla cucina, all’assistenza degli ospiti. Nei giorni scorsi, con dati ufficiali dell’Istat e delle imprese, Il Fatto ha sfatato il mito della scarsità dei braccianti nei campi, mostrando come in realtà non solo sia aumentata la produzione agricola in molte Regioni, ma anche come parallelamente sia cresciuto il lavoro illegale. E nel mondo della ristorazione, le dinamiche non sono tanto diverse.
Parliamo con Gianluigi Alessio, direttore amministrativo dell’istituto alberghiero Amerigo Vespucci di Roma. Conferma ciò che è chiaro a chiunque abbia contatti, anche indiretti, con la realtà turistica e della ristorazione: “La nostra scuola è all’avanguardia – spiega – formiamo professionisti sia per la sala che per la cucina. Gli imprenditori cercano tra i nostri studenti perché sono formati, dei professionisti insomma. Eppure ai nostri diplomati, più o meno recenti, arrivano per lo più proposte con contratti miseri…”.
Racconta che a un ormai ex studente è stato offerto un lavoro come chef a Miami. “Non ha esitato ad accettare – spiega Alessio – e quando gli ho chiesto come mai vuole partire, mi ha risposto che qui in Italia gli era stato offerto solo un posto con un contratto da stagista”. Uno stagista che avrebbe dovuto lavorare otto-dieci ore al giorno per poco meno di 400 euro. “In America gli offrono 2.500 dollari di paga iniziale, vitto e alloggio, prospettiva di contratti professionistici e un corso di inglese accelerato. Perché mai dovrebbe restare?” La fuga dei cervelli è anche questa. E rischia di aumentare.
“Gli imprenditori non danno dignità a questo lavoro”, continua Alessio. E cosa significa? “Molto semplicemente, un contratto regolare che riconosca il lavoro e la professionalità. Che abbia adeguate tutele e che sia un investimento sul lavoratore, non mero sfruttamento”.
Qui si arriva al punto: nel turismo e nella ristorazione, infatti, si ricorre al nero e a contratti anomali come modus operandi. Questi lavoratori non sono considerati “strutturali”, nessuno li fa crescere, li fidelizza, li inserisce in una squadra. “La mentalità di buona parte degli imprenditori è sintonizzata solo sul guadagno immediato per l’imprenditore stesso. L’imprenditore crede di fare un favore al lavoratore, di dover ricevere gratitudine perenne e a qualsiasi costo per le paghe da fame che elargisce. Sono padroni dispotici, non manager lungimiranti. È ovvio che le persone scappano. Non sono nullafacenti: spesso sono professionisti, ora in difficoltà più che mai, stanchi di essere sfruttati”.
Aggiungo che gli stessi problemi si riscontrano negli UK e in Danimerda: salario minimo, extra ore lavorative (fino a 16) e scarsa professionalità perché si punta ai più giovani, meno esperti e più economici e disposti a sopportare
Mi sembra di non aver letto una cosa principale e cioè i CONTROLLI. Io mai visto un ispettore del lavoro.
figurati... dipendenti pubblici cialtroni e corrotti, spesa pubblica improduttiva...
perchè controllare le regole esistenti quando possiamo fare un centimiliardo di DL, leggi delega, regolamenti, autority indipendenti, aumenti di pena e regolamenti europei vari?
perchè controllare le regole esistenti quando possiamo fare un centimiliardo di DL, leggi delega, regolamenti, autority indipendenti, aumenti di pena e regolamenti europei vari?