Subpage under development, new version coming soon!
Subject: Crisi economica
Il recovery lo hanno riscritto solo i giornali. Per il resto è rimasto tale e quale. Forse serviva qualcosa per dare un senso al cambio del manico, tipo la panzana del MES.
zorni, per carità sai bene che Conte non mi andava a genio però tutta la struttura del PNNR (MES escluso sul quale ho enormi riserve) è francamente opera sua. Draghi ha puntualizzato due cosette e sta cercando di cambiare sulla ciofeca del 110%. Adesso draghi viene fuori che vuole cambiare e rendere più duro il patto di stabilità (passaggio enorme di certo) sono curioso di vedere dove andrà a parare.
https://www.repubblica.it/economia/2021/09/07/news/abruzzo_riello_chiude_lo_stabilimento_licenziati_71_dipendenti_19_trasferito_presidio_dei_lavoratori_allo_stabilimento-316809825/?ref=RHTP-BH-I315657642-P2-S1-T1
Ma il tanto famoso decreto anti delocalizzazioni non aveva “vietato i licenziamenti”?
Ah no.
Ma il tanto famoso decreto anti delocalizzazioni non aveva “vietato i licenziamenti”?
Ah no.
I sindacati contro l'azienda.....pensavo Contro lo stato invece.
Gli industriali lamentano di non avere più abbastanza forza lavoro per soddisfare gli ordini. Non succede solo in Europa e negli Usa ma anche in Cina, come ha raccontato il Wall Street Journal. Con la particolarità che in questo caso a pesare è l’evoluzione del Paese verso una cosiddetta “economia avanzata”, che va di pari passo con un deciso spostamento della forza lavoro dall’industria al settore dei servizi. Così, molti giovani non vogliono più faticare alla catena di montaggio e preferiscono giocare le proprie carte nel mondo dai confini flessibili e sempre in movimento dei servizi: dai camerieri ai pronto consegna, dalla miriade di lavoretti collegati alla gig economy, fino alle nuove professioni legate allo sviluppo urbano e alla crescita del ceto medio. Con l’effetto collaterale che la disoccupazione giovanile, soprattutto nei grandi centri urbani, sta aumentando.
https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/09/07/crisi-di-manodopera-perfino-in-cina-sempre-piu-giovani-mollano-la-fabbrica-e-gli-imprenditori-cominciano-ad-aumentare-le-paghe/6307336/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/09/07/crisi-di-manodopera-perfino-in-cina-sempre-piu-giovani-mollano-la-fabbrica-e-gli-imprenditori-cominciano-ad-aumentare-le-paghe/6307336/
+40% energia elettrica e l’aumento speculativo su ogni materia prima. Vivere e produrre sarà sempre più caro ed oneroso ma bisogna votare il GP. Questo inverno tra energia gas ed acqua ci becchiamo una mazzata che stende un rinoceronte
spero lo stato intervenga e non dicano che non possono dato che il 60%della bollete è in tasse e ammenicoli vari....
(edited)
(edited)
Tanto ci mettono in tutte le posizioni e noi stiamo zitti (da anni)
https://www.huffingtonpost.it/entry/desigual-propone-ai-dipendenti-settimana-lavorativa-di-4-giorni-con-piccolo-taglio-stipendio_it_6140aea3e4b09519c50a27ee
5 ore di lavoro in meno, con un piccolo taglio in busta paga. Quattro giorni di lavoro totali a settimana, di cui tre da svolgere in ufficio e uno in smartworking. E’ questa la proposta che Desigual ha avanzato ai suoi 502 dipendenti della sede centrale di Barcellona. Il 7 ottobre toccherà a loro scegliere se accettare: il cambiamento si attuerà solo se a votare “sì” sarà almeno il 66%.
Lo scopo della proposta dell’azienda catalana del fashion è quella di venire incontro al benessere dei lavoratori e aumentare la loro soddisfazione. Dipendenti più sereni, producono meglio: da qui il tentativo di attuare la svolta, ma solo col loro consenso. “Vogliamo essere attrattivi per trattenere il talento che abbiamo in casa e attrarre talenti dall’esterno. La settimana di quattro giorni ci renderà più competitivi”, ha spiegato Alberto Ojinaga, ceo di Desigual. La maggior parte dei dipendenti lavorerà dal lunedì al giovedì, circa il 10% dal martedì al venerdì.
5 ore di lavoro in meno, con un piccolo taglio in busta paga. Quattro giorni di lavoro totali a settimana, di cui tre da svolgere in ufficio e uno in smartworking. E’ questa la proposta che Desigual ha avanzato ai suoi 502 dipendenti della sede centrale di Barcellona. Il 7 ottobre toccherà a loro scegliere se accettare: il cambiamento si attuerà solo se a votare “sì” sarà almeno il 66%.
Lo scopo della proposta dell’azienda catalana del fashion è quella di venire incontro al benessere dei lavoratori e aumentare la loro soddisfazione. Dipendenti più sereni, producono meglio: da qui il tentativo di attuare la svolta, ma solo col loro consenso. “Vogliamo essere attrattivi per trattenere il talento che abbiamo in casa e attrarre talenti dall’esterno. La settimana di quattro giorni ci renderà più competitivi”, ha spiegato Alberto Ojinaga, ceo di Desigual. La maggior parte dei dipendenti lavorerà dal lunedì al giovedì, circa il 10% dal martedì al venerdì.
. spero lo stato intervenga e non dicano che non possono dato che il 60%della bollete è in tasse e ammenicoli vari....
Maxi, io sul settore energetico, anno di grazia 1995, ci ho fatto la tesi…è inquietante vedere come ciò che scrivevo 25 anni fa (sono andato ieri a rileggermela e ai tempi il prof mi prese per il culo) sia esattamente ciò che sta accadendo oggi. Siamo energivori e senza strumenti concreti di risposta (nucleare) perché la morale italiana ci lascia le centrali a 2 km dal confine favorendo altri paesi. Pensiamo alla “transizione ecologica” quando India e Cina (responsabili del 60% circa dell’inquinamento dovuto allo sviluppo industriale) non hanno firmato gli accordi. Ascoltiamo estasiati le feroci invettive di Greta quando lei, accendendo la luce di camera sua, fa partire le barre di uranio delle loro centrali. Il governo offre 3 miliardi? In pratica dai una susina ad uno che muore di fame. Quando scrissi “con le prerogative attuali di sviluppo umano ed industriale delle aree asiatiche l’Italia si ritroverà dipendente e schiacciata dal fabbisogno energetico interno senza un progetto di sviluppo” la commissione si mise a ridere.
Amen.
Maxi, io sul settore energetico, anno di grazia 1995, ci ho fatto la tesi…è inquietante vedere come ciò che scrivevo 25 anni fa (sono andato ieri a rileggermela e ai tempi il prof mi prese per il culo) sia esattamente ciò che sta accadendo oggi. Siamo energivori e senza strumenti concreti di risposta (nucleare) perché la morale italiana ci lascia le centrali a 2 km dal confine favorendo altri paesi. Pensiamo alla “transizione ecologica” quando India e Cina (responsabili del 60% circa dell’inquinamento dovuto allo sviluppo industriale) non hanno firmato gli accordi. Ascoltiamo estasiati le feroci invettive di Greta quando lei, accendendo la luce di camera sua, fa partire le barre di uranio delle loro centrali. Il governo offre 3 miliardi? In pratica dai una susina ad uno che muore di fame. Quando scrissi “con le prerogative attuali di sviluppo umano ed industriale delle aree asiatiche l’Italia si ritroverà dipendente e schiacciata dal fabbisogno energetico interno senza un progetto di sviluppo” la commissione si mise a ridere.
Amen.
codivido tutto quello che hai scritto,spero solo che quando noi non ci saremo più, con la fusione nucleare si trovi una soluzione.