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Subject: [POLITICA]

2020-05-29 08:43:51
domanda; ammesso e non concesso che ce li diano, poi cosa ne facciamo?

li giochiamo alla lotteria europea?

comunque i due vecchietti del muppet show erano il massimo (superati solo quando Gonzo aveva cercato di saltare il palco con la moto)
2020-05-29 10:05:22
Ma certo che lo è! Il sessismo è la cultura in cui siamo cresciuti... e sbuca fuori, di fatto, a prescindere dal politically del giorno; ogni cortesia che usiamo nei confronti di una donna si fonda, alla fine, su quello e lo conferma.
E il peso della cultura agisce irresistibilmente anche sulla donna, ovviamente, e su come percepisce le cose che fai e dici.

Voglio dire, se ripensiamo a come ci comportiamo quando abbiamo a che fare con una donna, e viceversa, ci rendiamo conto di quante volte vengono ribaditi i concetti di "sesso forte" e "sesso debole" anche se li rifiutiamo razionalmente e legalmente?

(edited)
2020-05-29 10:05:27
come dare una notizia in modo che non si capisca...

qui il comunicato ufficiale di Trump


Anche in questo caso la realtà fa a pugni con il racconto dei media, la libertà di espressione viene tutelata da Trump e non dai "democratici" che sono globalmente impegnati a lottare contro le "fake news", ovvero ad organizzare una verità di stato.
2020-05-29 13:06:46
aiuti in cambio di riforme
novità asssssoluta

2020-05-31 17:12:50
2020-06-01 14:05:31
2020-06-01 14:24:29
Zaia parla a ruota libera e senza ghost-writer..
(parafrasi per dire che non baderei molto a queste sparate)
2020-06-02 08:31:23
invece ho notato che il dibattito, su ogni argomento, viene immediatamente estremizzato
il Pensiero Unico è sempre più radicalizzato, non c'è spazio per il dubbio
(dovresti avere twitter per notarlo meglio)

ad esempio:
https://twitter.com/eziomauro/status/1267472939844276229

https://twitter.com/EuroMasochismo/status/1267701807456964610
(edited)
2020-06-02 09:10:03
Ma Ezio Mauro scrive ancora?

Pensavo si dedicasse alla pittura dove magari ha più talento
2020-06-03 19:51:50
eh sì, il pensiero unico è proprio un dramma
2020-06-04 19:45:47
magari potrà interessarti
anzi magari l'hai già letto


Ida Magli

Politicamente corretto

Il «politicamente corretto» costituisce ovviamente la forma più radicale di «lavaggio del cervello» che i governanti abbiano mai imposto ai propri sudditi. La corrispondenza pensiero-linguaggio è infatti praticamente automatica. Inserire una distorsione concettuale in questa corrispondenza significa impadronirsi dello strumento naturale di vita cui è affidata la specie umana: l'adeguamento del sistema logico cerebrale alla percezione della realtà nella formulazione linguistica dei concetti, impedendone così anche qualsiasi cambiamento e trasformazione. Non sappiamo chi sia stato a ideare un tale strumento di potere per dominare gli uomini e indurli a comportarsi secondo la volontà dei governanti, evoluzione terrificante di quella che un tempo si chiamava «censura». Terrificante soprattutto perché la censura non è più visibile come tale, nessuno ne è più consapevole: è stata introiettata. È probabile, però, anzi quasi certo, che il laboratorio dal quale è partita l'idea, e la definizione ad hoc, anch'essa iniquamente falsificatrice, di «politicamente corretto», debba trovarsi negli Stati Uniti d'America, anche se nessuno ce ne ha mai parlato. Si tratta in ogni caso del frutto di una intelligenza sadico-criminale che non ha confronti nella storia, messa al servizio di un governo che possiede una larghissima influenza su tutti i governi d'Occidente e, sia pure in forma attenuata, su tutti i governi del mondo; e che ha quindi potuto con facilità portare ovunque il nuovo «ritrovato».

Nessuna voce critica, che io sappia, nessuna protesta, nessuna denuncia si è alzata nei confronti di chi ha, con l'improntitudine di un potere assoluto, imposto il primato del potere politico sul pensiero e sul linguaggio, definendolo esplicitamente come tale: politicamente corretto. Non: «corretto» dal punto di vista politico, ma «corretto» dal Potere. Politica e Potere sono la stessa cosa.

I governanti, dunque, nel mondo della libertà e della democrazia, lo stesso mondo dove si sono sviluppati alcuni dei più importanti studi sul «linguaggio-cervello-comportamento», hanno assunto il diritto a utilizzarne il frutto contro l'uomo. In quello stesso mondo, le persone che sono in grado di valutarne la terribile forza distruttiva, hanno taciuto e tacciono. I sudditi invece, da persone «normali», fornite del semplice buon senso, non soltanto ne percepiscono tutta l'ipocrisia e la finzione – anche quando non possiedono gli strumenti per comprenderne la capacità trasformante – ma lo trovano comunque sopraffattorio e ingiusto per tutti: se stessi e gli altri.

Un popolo, così come ogni singolo uomo, è sempre animato dall'ansia, dal desiderio di comunicare le proprie idee, le cose in cui crede; cerca sempre di convincere tutti quelli che incontra a somigliargli, ad assumere il proprio tipo di vita. Se non lo fa con la violenza, lo fa almeno con la persuasione, con la letteratura, con l'arte, con lo scambio commerciale, con la pubblicità, con le chiacchiere al mercato o intorno al pozzo, in metropolitana, negli spettacoli televisivi. Perché in realtà l'uomo non è mai sicuro di essere nel giusto e trova la conferma ai propri dubbi soltanto se anche altri uomini condividono le sue idee. È la prova più sicura, quella che dà la certezza di essere uguali nell'unica cosa che conta: la «logica», il sistema di verifica del pensiero. Qualsiasi teoria sulla differenza delle razze si blocca infatti davanti a questa constatazione: due più due fa quattro per tutti.

Una cultura è viva soltanto se crede in se stessa e negli uomini in quanto «uomini» nella loro comune identità; se ha la forza di irradiarsi all'esterno, di accrescere il numero di coloro che vi credono e vi si affidano. C'è però un limite a questa possibilità. Un limite posto proprio dal sistema logico dell'uomo di cui stavamo parlando.

Si può sempre apprendere qualcosa da altri popoli, da altri gruppi e farlo proprio, ma ogni sistema culturale integra comportamenti estranei soltanto se questi non sono in contraddizione con il modello di base, se non ne alterano la «forma» significativa. Gli studi compiuti dai maggiori antropologi in questo campo sono ormai dei classici, impossibili da mettere in dubbio. Da Boas a Kroeber a Benedict a Mead a Malinowski a Leroi-Gourhan, non c'è chi non abbia dedicato la maggior parte delle sue ricerche a scoprire e verificare il funzionamento del «sistema significativo» che sostiene ogni modello culturale. Il risultato è stato sempre lo stesso, e non avrebbe potuto non esserlo visto che la «cultura» è il fattore naturale che contraddistingue la specie umana e ne guida i comportamenti. Ogni modello culturale possiede una «forma», nel senso gestaltico del termine, e rigetta perciò gli elementi estranei non compatibili, in analogia con il sistema immunitario di sorveglianza e di identificazione con il quale li rigetta l'organismo biologico. Non appena, quindi, viene meno la reazione di rigetto e il sistema comincia a lasciarsi invadere da elementi appartenenti a sistemi diversi, inizia il suo itinerario verso l'estinzione e manda il tipico segnale che l'antropologo percepisce come «etnologico»: segnale di pseudovita, di «vita morta».
http://www.tecalibri.info/M/MAGLI-I_occidente.htm
2020-06-05 22:07:58
'sta cosa non l'ho capita...
se esiste il caporalato è perché sostanzialmente non ci sono controlli
e se non ci sono controlli, perché io caporale dovrei mettermi in regola?!
autodenunciandomi pure!

https://www.ilgiornale.it/news/politica/flop-sanatoria-voluta-governo-solo-centinaio-domande-1868071.html
2020-06-06 17:58:36
2020-06-06 18:56:09
il pensiero unico cosa dice? buono il caffè italiano?
2020-06-07 16:26:31
2020-06-08 18:48:04
LA VERA RAGIONE PER CUI IL PD VUOLE FARCI SOTTOSCRIVERE IL MES
Come mai buona parte dell’establishment italiano – il PD, Confindustria, le redazioni di Corriere, Repubblica e Sole 24 Ore ecc. – insiste così tanto sulla assoluta necessità per l’Italia di ricorrere al MES, nonostante l’irrisorietà del prestito (37 miliardi) a fronte delle necessità di finanziamento immediate e future del paese e anche solo del nostro sistema sanitario nazionale?
Come nota giustamente il deputato 5 Stelle “dissidente” Pino Cabras: «Per “investire nella sanità” non serve uno stock di prestiti. Se intendiamo assumere medici, infermieri, ricreare i presidi territoriali e così via, la spesa corrente aumenterà nel lungo periodo. Se spendo i 36 miliardi del “MES sanitario” per assumere medici, quando finisco i soldi li devo licenziare, no? Non è dunque lo strumento giusto».
E questo senza contare che l’Italia potrebbe tranquillamente reperire quella somma sui mercati domani stesso, ad un tasso di interesse solo marginalmente più alto (soprattutto in seguito al potenziamento del piano di acquisto titoli da parte della BCE). È evidente, insomma, che le ragioni che spingono le élite di casa nostra a insistere per il MES non sono di carattere economico-finanziario.
Né è realistico supporre che gli stessi che in questi anni hanno sostenuto drastici tagli alla sanità si siano improvvisamente convertiti sulla via di Damasco: negli ultimi dieci anni, per buona parte dei quali abbiamo avuto governi a guida PD o sostenuti dal PD, il finanziamento pubblico alla sanità è stato ridotto di ben 37 miliardi, curiosamente la stessa cifra che adesso il PD vorrebbe chiedere al MES per “salvare” la sanità che essa stessa ha picconato.
L’ossessione pro-MES dell’élite nostrana, insomma, non c’entra nulla né con le esigenze di finanziamento dell’Italia né tantomeno con un riscoperto amore per la sanità pubblica, ma ha una natura puramente politica. L’obiettivo è mantenere l’Italia ancorata al “vincolo esterno” europeo e proseguire nel percorso di integrazione economica sovranazionale, per poter continuare a imporre al paese quelle politiche neoliberali – tagli ai servizi pubblici, riduzione dei salari, ulteriore flessibilità nei rapporti di lavoro, riforme del sistema pensionistico, cessioni del patrimonio pubblico (vedi il “piano Colao”) ecc. – che le stesse oligarchie nazionali auspicano, ma che non avrebbero mai il consenso della popolazione e dunque necessitano di apparire come se siano “imposte dall’esterno”, secondo la logica del “ce lo chiede l’Europa”.
Che l’obiettivo sia questo lo scrive nero su bianco il giornalista “di razza” Stefano Folli sulle pagine di Repubblica. Come spiega Folli, «aderire al MES significa entrare in un percorso ben definito, ancorando l’Italia a criteri precisi per la gestione futura del debito» – tradotto: serve ad assicurare che le politiche economiche italiane rientrino presto nel solco dell’austerità e dei tagli alla spesa pubblica – ed «equivale a entrare fino in fondo nei meccanismi della nuova Europa immaginata da Angela Merkel a conclusione del suo lungo mandato», vale a dire equivale a subordinare definitivamente l’Italia alle logiche dell’Europa a trazione tedesca attraverso ulteriori cessioni di sovranità.
Più chiaro di così si muore direi. Insomma, come sempre, il vero problema dell’Italia, ancor prima del nemico esterno, sono le quinte colonne: il nemico interno.
(Thomas Fazi)