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Subject: Invasione Russa in Ucraina
Mecojoni, voxnews... Certo che vi affidate a tali fonti...
(edited)
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Ma non è la fonte in sé, è la data in cui viene fuori la notizia la cosa che cosa.
C'è pure il tweet ufficiale linkato
C'è pure il tweet ufficiale linkato
Mecojoni, voxnews... Certo che vi affidate a tali fonti...
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E quali sarebbero le fonti? Il Corriere dela serva? O Fuffington?
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E quali sarebbero le fonti? Il Corriere dela serva? O Fuffington?
Ribadisco, non ho usato voxnews come fonte ma come datario; e per quella funzione Novella 2000 ha la stessa autorevolezza del NYT.
Avrei avuto piacere nel postare la fonte originaria (Deputy Minister of Information Bezsonov) in cirillico ma il Cell si è opposto.
Adesso vorrei postare il "Manifesto per la pace" di Orsini pubblicato sul FQ ma non ho l'abbonamento :)
il punto 3 è davvero surreale... secondo me Orsini sta subendo pesantemente a livello emotivo tutta la situazione nata intorno al suo nome e alle sue tesi.
Avrei avuto piacere nel postare la fonte originaria (Deputy Minister of Information Bezsonov) in cirillico ma il Cell si è opposto.
Adesso vorrei postare il "Manifesto per la pace" di Orsini pubblicato sul FQ ma non ho l'abbonamento :)
il punto 3 è davvero surreale... secondo me Orsini sta subendo pesantemente a livello emotivo tutta la situazione nata intorno al suo nome e alle sue tesi.
su Orsini sarei interessato
intanto:
Il Senato degli Stati Uniti ha approvato ieri il "Lend lease act", una legge utilizzata contro Hitler durante la 2 ww, per inviare più mezzi militari e armi nel minor tempo possibile all'Ucraina. Il provvedimento che è adesso in procinto di passare alla Camera, "accelererà il trasferimento di importanti equipaggiamenti militari in Ucraina nella battaglia difensiva contro la Russia
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intanto:
Il Senato degli Stati Uniti ha approvato ieri il "Lend lease act", una legge utilizzata contro Hitler durante la 2 ww, per inviare più mezzi militari e armi nel minor tempo possibile all'Ucraina. Il provvedimento che è adesso in procinto di passare alla Camera, "accelererà il trasferimento di importanti equipaggiamenti militari in Ucraina nella battaglia difensiva contro la Russia
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poi scriveranno che Putin "ha sottovalutato l'ucraina"
che nel frattempo sarà diventata la forza armata meglio equipaggiata e con più uomini d'europa...
che nel frattempo sarà diventata la forza armata meglio equipaggiata e con più uomini d'europa...
Un famoso filoso contemporaneo italiano durante la guerra fredda alla domanda se gli italiani si dovessero alleare con gli americani o con i russi la risposta è stata :
" sicuramente filorussi"
"perchè?"
"gli italiani so pecoroni in caso di invasione ci catturano subito, e vuoi mettere se ci catturano i russi nelle loro carceri fa freddo c'è la neve, e poi loro non hanno di che mangiare figurati noi, invece le carceri americane di maimi c'è soli e poi ti fanno mangiare, no no filorussi assolutamente"
" sicuramente filorussi"
"perchè?"
"gli italiani so pecoroni in caso di invasione ci catturano subito, e vuoi mettere se ci catturano i russi nelle loro carceri fa freddo c'è la neve, e poi loro non hanno di che mangiare figurati noi, invece le carceri americane di maimi c'è soli e poi ti fanno mangiare, no no filorussi assolutamente"
"Cagoia!" direbbe D'Annunzio.
Degnissimo di stare in testa a tutti i pecoroni del pianeta. Che fesso... a prescindere dalla filosofia off course.
Degnissimo di stare in testa a tutti i pecoroni del pianeta. Che fesso... a prescindere dalla filosofia off course.
Ah però, con questa affermazione te lo sei guadagnato il grado di scopettone
Ieri, alle Nazioni Unite, si è votato per la sospensione della Russia dal Consiglio per i diritti umani. La mozione presentata dall’Ucraina è stata approvata, la Russia è espulsa, più o meno momentaneamente, dal novero delle nazioni ritenute civili, secondo caso nella storia delle UN dopo la Libia di Gheddafi. Ma l’analisi del voto è più interessante del voto in sé. Lo è per due motivi.
Il primo è che questo voto portava conseguenze. Il precedente del 2 marzo di condanna dell’invasione russa era un voto senza impegno, un voto di opinione e tra l’altro semplicemente dovuto. Come regola generale di convivenza planetaria e come articolo 2 della Carta delle UN, non c’è alcuna possibile eccezione al principio (i principi sono una cosa, la loro applicazione un'altra) per il quale non si invade un altro Paese con la propria forza armata.
Il secondo motivo è anche più importante. Zelensky, nel suo discorso alle UN, aveva chiesto addirittura di estromettere la Russia dal Consiglio di sicurezza quanto a membro permanente con diritto di veto. Tale ipotesi è tecnicamente del tutto impercorribile, semplicemente non c’è modo di espellere la Russia da quel consesso.
Ma la richiesta di Zelensky aveva anche un sapore di linea operativa nelle relazioni internazionali in quello che abbiamo qui chiamato il conflitto di primo livello ovvero la nuova postura competitiva e conflittuale tra blocco occidentale a guida americana e resto del mondo. La linea annunciata da Zelensky ormai portavoce di fatto delle strategie americane, è una indicazione di lunga durata nella nuova guerra fredda planetaria, sgretolare il peso russo nello schieramento multipolare per indebolire questo stesso.
Il voto, quindi, era una conta più probante del precedente tra chi sta da una parte e chi dall’altra nella nuova postura competitivo/conflittuale tra schema uni-bipolare a guida occidentale e schema multipolare il cui avvento si vuole contrastare, ritardare, complicare visto che evitarlo del tutto sembra assai poco possibile. Com’è andata questo secondo significato del voto?
Questi i numeri un Paese – un voto tra i 193 membri delle UN, rispetto la mozione ucraina: A favore 93 (141) - Astenuti 58 (34) - Contrari 24 (5) – Assenti 18 (12). Tra parentesi i risultati del voto precedente del 2 marzo. Complessivamente, i favorevoli sono meno della somma delle altre tre posizioni, il 48% (73%).
Al voto del 2 marzo, i Paesi astenuti e contrari sommavano il 54% della popolazione terrestre, ieri il conto da fare è più lungo ma ad occhio si può tranquillamente dire che supera il 70%. Cioè si può dire che se a voto-Paese la mozione ha raccolto metà del favore planetario a livello di popolazione ha raccolto meno di un terzo. Ma di più, i 24 contrari sommano poco meno o forse poco più o più o meno lo stesso dei 93 favorevoli.
Ricordo che gli stati dell'Europa geografica anti-Russia più USA, Canada, Australia, NZ, Giappone, Corea del Sud, farebbero 52 stati circa dei 93 favorevoli. Tra gli altri 41 che hanno votato a favore, i più popolosi, ad occhio: Argentina, Colombia, Cile, Myanmar, Perù, Uruguay. Gli altri sono per lo più isolette del Pacifico e stati centro americani.
Differentemente dal voto precedente, si sono astenuti pesi massimi quali: Brasile, Egitto, Indonesia, Messico, Nigeria, Thailandia nonché le monarchie arabe del Persico. Differentemente dal voto precedente, hanno votato contro Algeria, Bolivia, Cina, Etiopia, Iran, i centro asiatici, Vietnam e Zimbabwe.
Essendo quindi anche un voto “di chi sei più amico?” tra Russia e blocco occidentale, l’analisi a grana fine è ancora più sbilanciante. Tra gli assenti che non hanno proprio voluto dar segno di sé, stati come il Venezuela che per varie ragioni diplomatiche, non vogliono prender parte perché non vogliono dispiacere nessuno dei due contendenti. I contrari sono cresciuti di cinque volte rispetto al 2 marzo. Gli astenuti sono cresciuti del 70% registrando Paesi di più grande massa e rilevanza regionale tra Africa, Medio Oriente, Asia, ma anche due giganti sudamericani come Brasile e Messico. Ma attenzione perché ci sono Paesi che hanno votato la mozione per ragioni diplomatiche specifiche, ma che non sono arruolabili per passi ulteriori di ostracismo dalle organizzazioni multilaterali della Russia e più in generale per portare avanti la grande guerra fredda planetaria. Ad esempio, l’Ungheria che è nell’UE, la Serbia che vi vorrebbe entrare, la Libia che è un Paese dimezzato e nominale, il Myanmar che ha già parecchi problemi diplomatici e non se ne è voluto creare altri, le Filippine la cui ambiguità di schieramento è nota, la Turchia la cui ambiguità è altrettanto pronunciata. Tutti Paesi non del tutto arruolabili per ulteriori pressioni contro la Russia e più in generale non conformi alle logiche del nuovo uni-bipolarismo strategico pensato dagli americani.
Commenti letti stamane anche sulla stampa americana, ammettono la problematica performance. Bene l’ostracismo alla Russia, ma la conta degli schieramenti non consente di pensare viabile la strategia della contrapposizione planetaria. Asia, Africa e Medio Oriente non ci pensano proprio di arruolarsi nello schieramento a guida americana ed anche il Sud America è contrastato. In pratica, lo schieramento occidentale oltreché sulla propria pletora di staterelli europei che fanno numero ma non peso, può contare sulle repubbliche delle banane centro americane sovraintese dagli USA e un congruo numero di isolette del Pacifico.
C’è infine da capire meglio perché gli americani hanno voluto andare a questa conta. Non è che il risultato nella sua analisi a grana fine sorprenda poi più di tanto, queste cose più o meno si sapevano anche prima. Il risultato tattico di estromissione della Russia è rilevante per alcuni versi, ma il risultato strategico della conta è ben più rilevante per altri. Forse si voleva solidificare quella nebulosa di chiacchiere che è l’ambiente della diplomazia planetaria per capire al di là di sorrisi e pacche sulle spalle chi c’è e chi non c’è per eventuali, ulteriori passi? Non so dire.
strategia americana che nei giorni scorsi abbiamo descritto in vari post di analisi e ragionamento, strategia su questo primo livello di conflitto che esubera la questione russo-ucraina, è obiettivamente molto ambiziosa. Ma di peso, sembra che questo fronte sia solo un quarto del mondo. Il rapporto tra questa grande ambizione e la forza obiettiva che si può mettere in campo non sembra bilanciata.
Due le possibilità ipotetiche. O a Washington le strategie le fanno in molti e con agende anche non perfettamente sovrapponibili e quindi c’è uno iato tra volontà e realtà dei fatti o qualcuno pensa che alla lunga, quel quarto di mondo può ancora far molto male usando leve economiche e finanziarie e semmai necessario, militari (ma anche vari regime change), per perseguire il suo obiettivo di resistenza all'avvento del mondo multipolare. Se chi la dura la vince, vedremo quanto durerà questo conflitto per l'ordine mondiale dei prossimi decenni. Vedremo già nei prossimi giorni e settimane se il voto ha tolto o dato qualche certezza ed a chi.
Pierluigi Fagan
Il primo è che questo voto portava conseguenze. Il precedente del 2 marzo di condanna dell’invasione russa era un voto senza impegno, un voto di opinione e tra l’altro semplicemente dovuto. Come regola generale di convivenza planetaria e come articolo 2 della Carta delle UN, non c’è alcuna possibile eccezione al principio (i principi sono una cosa, la loro applicazione un'altra) per il quale non si invade un altro Paese con la propria forza armata.
Il secondo motivo è anche più importante. Zelensky, nel suo discorso alle UN, aveva chiesto addirittura di estromettere la Russia dal Consiglio di sicurezza quanto a membro permanente con diritto di veto. Tale ipotesi è tecnicamente del tutto impercorribile, semplicemente non c’è modo di espellere la Russia da quel consesso.
Ma la richiesta di Zelensky aveva anche un sapore di linea operativa nelle relazioni internazionali in quello che abbiamo qui chiamato il conflitto di primo livello ovvero la nuova postura competitiva e conflittuale tra blocco occidentale a guida americana e resto del mondo. La linea annunciata da Zelensky ormai portavoce di fatto delle strategie americane, è una indicazione di lunga durata nella nuova guerra fredda planetaria, sgretolare il peso russo nello schieramento multipolare per indebolire questo stesso.
Il voto, quindi, era una conta più probante del precedente tra chi sta da una parte e chi dall’altra nella nuova postura competitivo/conflittuale tra schema uni-bipolare a guida occidentale e schema multipolare il cui avvento si vuole contrastare, ritardare, complicare visto che evitarlo del tutto sembra assai poco possibile. Com’è andata questo secondo significato del voto?
Questi i numeri un Paese – un voto tra i 193 membri delle UN, rispetto la mozione ucraina: A favore 93 (141) - Astenuti 58 (34) - Contrari 24 (5) – Assenti 18 (12). Tra parentesi i risultati del voto precedente del 2 marzo. Complessivamente, i favorevoli sono meno della somma delle altre tre posizioni, il 48% (73%).
Al voto del 2 marzo, i Paesi astenuti e contrari sommavano il 54% della popolazione terrestre, ieri il conto da fare è più lungo ma ad occhio si può tranquillamente dire che supera il 70%. Cioè si può dire che se a voto-Paese la mozione ha raccolto metà del favore planetario a livello di popolazione ha raccolto meno di un terzo. Ma di più, i 24 contrari sommano poco meno o forse poco più o più o meno lo stesso dei 93 favorevoli.
Ricordo che gli stati dell'Europa geografica anti-Russia più USA, Canada, Australia, NZ, Giappone, Corea del Sud, farebbero 52 stati circa dei 93 favorevoli. Tra gli altri 41 che hanno votato a favore, i più popolosi, ad occhio: Argentina, Colombia, Cile, Myanmar, Perù, Uruguay. Gli altri sono per lo più isolette del Pacifico e stati centro americani.
Differentemente dal voto precedente, si sono astenuti pesi massimi quali: Brasile, Egitto, Indonesia, Messico, Nigeria, Thailandia nonché le monarchie arabe del Persico. Differentemente dal voto precedente, hanno votato contro Algeria, Bolivia, Cina, Etiopia, Iran, i centro asiatici, Vietnam e Zimbabwe.
Essendo quindi anche un voto “di chi sei più amico?” tra Russia e blocco occidentale, l’analisi a grana fine è ancora più sbilanciante. Tra gli assenti che non hanno proprio voluto dar segno di sé, stati come il Venezuela che per varie ragioni diplomatiche, non vogliono prender parte perché non vogliono dispiacere nessuno dei due contendenti. I contrari sono cresciuti di cinque volte rispetto al 2 marzo. Gli astenuti sono cresciuti del 70% registrando Paesi di più grande massa e rilevanza regionale tra Africa, Medio Oriente, Asia, ma anche due giganti sudamericani come Brasile e Messico. Ma attenzione perché ci sono Paesi che hanno votato la mozione per ragioni diplomatiche specifiche, ma che non sono arruolabili per passi ulteriori di ostracismo dalle organizzazioni multilaterali della Russia e più in generale per portare avanti la grande guerra fredda planetaria. Ad esempio, l’Ungheria che è nell’UE, la Serbia che vi vorrebbe entrare, la Libia che è un Paese dimezzato e nominale, il Myanmar che ha già parecchi problemi diplomatici e non se ne è voluto creare altri, le Filippine la cui ambiguità di schieramento è nota, la Turchia la cui ambiguità è altrettanto pronunciata. Tutti Paesi non del tutto arruolabili per ulteriori pressioni contro la Russia e più in generale non conformi alle logiche del nuovo uni-bipolarismo strategico pensato dagli americani.
Commenti letti stamane anche sulla stampa americana, ammettono la problematica performance. Bene l’ostracismo alla Russia, ma la conta degli schieramenti non consente di pensare viabile la strategia della contrapposizione planetaria. Asia, Africa e Medio Oriente non ci pensano proprio di arruolarsi nello schieramento a guida americana ed anche il Sud America è contrastato. In pratica, lo schieramento occidentale oltreché sulla propria pletora di staterelli europei che fanno numero ma non peso, può contare sulle repubbliche delle banane centro americane sovraintese dagli USA e un congruo numero di isolette del Pacifico.
C’è infine da capire meglio perché gli americani hanno voluto andare a questa conta. Non è che il risultato nella sua analisi a grana fine sorprenda poi più di tanto, queste cose più o meno si sapevano anche prima. Il risultato tattico di estromissione della Russia è rilevante per alcuni versi, ma il risultato strategico della conta è ben più rilevante per altri. Forse si voleva solidificare quella nebulosa di chiacchiere che è l’ambiente della diplomazia planetaria per capire al di là di sorrisi e pacche sulle spalle chi c’è e chi non c’è per eventuali, ulteriori passi? Non so dire.
strategia americana che nei giorni scorsi abbiamo descritto in vari post di analisi e ragionamento, strategia su questo primo livello di conflitto che esubera la questione russo-ucraina, è obiettivamente molto ambiziosa. Ma di peso, sembra che questo fronte sia solo un quarto del mondo. Il rapporto tra questa grande ambizione e la forza obiettiva che si può mettere in campo non sembra bilanciata.
Due le possibilità ipotetiche. O a Washington le strategie le fanno in molti e con agende anche non perfettamente sovrapponibili e quindi c’è uno iato tra volontà e realtà dei fatti o qualcuno pensa che alla lunga, quel quarto di mondo può ancora far molto male usando leve economiche e finanziarie e semmai necessario, militari (ma anche vari regime change), per perseguire il suo obiettivo di resistenza all'avvento del mondo multipolare. Se chi la dura la vince, vedremo quanto durerà questo conflitto per l'ordine mondiale dei prossimi decenni. Vedremo già nei prossimi giorni e settimane se il voto ha tolto o dato qualche certezza ed a chi.
Pierluigi Fagan
su Orsini sarei interessato
Eseguo:
Fonte indiretta: Antimafiaduemila.com
Cinque mosse per dimostrare che l'Italia vuole solo la pace
Alessandro Orsini
Molti si domandano che cosa l’Italia debba fare in Ucraina. Per rispondere, bisogna ricorrere all’analogia organica di Herbert Spencer e immaginare l’Unione europea come un corpo vivente. Braccia, mani e gambe svolgono funzioni diverse, ma ogni singolo arto è essenziale al funzionamento di tutto l’organismo. Lo stesso discorso vale per l’Unione europea. La struttura delle relazioni internazionali, emersa dopo la Seconda guerra mondiale, ha assegnato all’Italia il ruolo di potenza di pace. Questo ruolo è stato sancito prima dall’articolo 11 della Costituzione Italiana, che ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, e poi ribadito da una legge del 1990, che impedisce all’Italia di vendere armi ai Paesi in Stato di conflitto armato. Tutto questo significa che l’Italia e la Francia, per citare un solo esempio, sono tenute a svolgere funzioni diverse, per quanto siano entrambe fondamentali al funzionamento complessivo dell’Unione europea nei momenti di crisi.
Senza la Francia, nessun Paese dell’Unione europea saprebbe come combattere efficacemente il terrorismo in Africa. Questo compito ingrato e violentissimo spetta a Parigi e non a Roma. In base all’ordine europeo emerso dopo la Seconda guerra mondiale, spetta ai soldati francesi di andare a morire contro i jihadisti dell’Isis, non all’Italia. La Francia, ma non l’Italia, può avere un seggio permanente con diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu, e pure la bomba atomica.
Se gli arti smettessero di svolgere la propria funzione specifica, il corpo si bloccherebbe. È proprio questo il motivo superiore della paralisi dell’Unione europea in Ucraina, resa evidente dal fatto che tutti i mediatori sono Paesi non europei. Una delle ragioni principali per cui nessuno intravede una soluzione alla guerra è perché, sotto il governo Draghi, l’Italia è diventata un arto politico amputato, che ha smesso di svolgere la propria funzione di pace nel corpo dell’Unione europea.
L’Italia è una potenza di pace, non di guerra.
Nel momento in cui Mario Draghi parla, pensa e agisce come Boris Johnson, che non fa più parte dell’Unione europea, ma che paradossalmente la guida con il suo oltranzismo bellicista, l’esito non può che essere la mancanza assoluta di una prospettiva di pace per l’Europa.
Che cosa dovrebbe fare il governo Draghi concretamente per la pace? Dovrebbe procedere secondo cinque mosse.
Primo: ribadita la condanna dell’invasione russa, dovrebbe creare una rottura momentanea in seno all’Unione europea (rompere non è fuoriuscire) e riconoscere che il blocco occidentale ha commesso alcuni errori.
Secondo: dovrebbe dirsi disponibile al riconoscimento del Donbass e della Crimea (rendersi disponibile non significa riconoscere).
Terzo: dovrebbe risparmiare milioni di euro per le armi all’Ucraina e utilizzare quei soldi per costruire, con la compartecipazione del Vaticano, due grandi ospedali per i civili ucraini mutilati dalla guerra. Il primo per i bambini e il secondo per gli adulti. Tali ospedali dovrebbero essere costruiti al confine settentrionale dell’Italia in modo da rendere più rapido il trasferimento delle vittime ucraine in Italia, e dovrebbero essere denominati rispettivamente “Madre Ucraina” e “Gesù di Mariupol” in modo da saldare il movimento pacifista laico con quello cattolico.
Quarto: il governo Draghi dovrebbe annunciare che, una volta terminata la guerra in Ucraina, si impegnerà a fare ciò che Kennedy e Krusciov fecero dopo la crisi dei missili del 1962, ovvero aumentare il livello di fiducia tra l’Unione europea e la Russia attraverso la creazione di una nuova istituzione denominata “Consiglio Russo-Europeo per la difesa della pace”.
Quinto: il governo Draghi dovrebbe annunciare di voler costruire un’Unione europea sempre meno armata e amica della Russia, e assicurare che si opporrà a qualunque ulteriore tentativo di espansione della Nato ai confini russi, a partire dalla Georgia.
Tratto da: Il Fatto Quotidiano
Eseguo:
Fonte indiretta: Antimafiaduemila.com
Cinque mosse per dimostrare che l'Italia vuole solo la pace
Alessandro Orsini
Molti si domandano che cosa l’Italia debba fare in Ucraina. Per rispondere, bisogna ricorrere all’analogia organica di Herbert Spencer e immaginare l’Unione europea come un corpo vivente. Braccia, mani e gambe svolgono funzioni diverse, ma ogni singolo arto è essenziale al funzionamento di tutto l’organismo. Lo stesso discorso vale per l’Unione europea. La struttura delle relazioni internazionali, emersa dopo la Seconda guerra mondiale, ha assegnato all’Italia il ruolo di potenza di pace. Questo ruolo è stato sancito prima dall’articolo 11 della Costituzione Italiana, che ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, e poi ribadito da una legge del 1990, che impedisce all’Italia di vendere armi ai Paesi in Stato di conflitto armato. Tutto questo significa che l’Italia e la Francia, per citare un solo esempio, sono tenute a svolgere funzioni diverse, per quanto siano entrambe fondamentali al funzionamento complessivo dell’Unione europea nei momenti di crisi.
Senza la Francia, nessun Paese dell’Unione europea saprebbe come combattere efficacemente il terrorismo in Africa. Questo compito ingrato e violentissimo spetta a Parigi e non a Roma. In base all’ordine europeo emerso dopo la Seconda guerra mondiale, spetta ai soldati francesi di andare a morire contro i jihadisti dell’Isis, non all’Italia. La Francia, ma non l’Italia, può avere un seggio permanente con diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu, e pure la bomba atomica.
Se gli arti smettessero di svolgere la propria funzione specifica, il corpo si bloccherebbe. È proprio questo il motivo superiore della paralisi dell’Unione europea in Ucraina, resa evidente dal fatto che tutti i mediatori sono Paesi non europei. Una delle ragioni principali per cui nessuno intravede una soluzione alla guerra è perché, sotto il governo Draghi, l’Italia è diventata un arto politico amputato, che ha smesso di svolgere la propria funzione di pace nel corpo dell’Unione europea.
L’Italia è una potenza di pace, non di guerra.
Nel momento in cui Mario Draghi parla, pensa e agisce come Boris Johnson, che non fa più parte dell’Unione europea, ma che paradossalmente la guida con il suo oltranzismo bellicista, l’esito non può che essere la mancanza assoluta di una prospettiva di pace per l’Europa.
Che cosa dovrebbe fare il governo Draghi concretamente per la pace? Dovrebbe procedere secondo cinque mosse.
Primo: ribadita la condanna dell’invasione russa, dovrebbe creare una rottura momentanea in seno all’Unione europea (rompere non è fuoriuscire) e riconoscere che il blocco occidentale ha commesso alcuni errori.
Secondo: dovrebbe dirsi disponibile al riconoscimento del Donbass e della Crimea (rendersi disponibile non significa riconoscere).
Terzo: dovrebbe risparmiare milioni di euro per le armi all’Ucraina e utilizzare quei soldi per costruire, con la compartecipazione del Vaticano, due grandi ospedali per i civili ucraini mutilati dalla guerra. Il primo per i bambini e il secondo per gli adulti. Tali ospedali dovrebbero essere costruiti al confine settentrionale dell’Italia in modo da rendere più rapido il trasferimento delle vittime ucraine in Italia, e dovrebbero essere denominati rispettivamente “Madre Ucraina” e “Gesù di Mariupol” in modo da saldare il movimento pacifista laico con quello cattolico.
Quarto: il governo Draghi dovrebbe annunciare che, una volta terminata la guerra in Ucraina, si impegnerà a fare ciò che Kennedy e Krusciov fecero dopo la crisi dei missili del 1962, ovvero aumentare il livello di fiducia tra l’Unione europea e la Russia attraverso la creazione di una nuova istituzione denominata “Consiglio Russo-Europeo per la difesa della pace”.
Quinto: il governo Draghi dovrebbe annunciare di voler costruire un’Unione europea sempre meno armata e amica della Russia, e assicurare che si opporrà a qualunque ulteriore tentativo di espansione della Nato ai confini russi, a partire dalla Georgia.
Tratto da: Il Fatto Quotidiano
In termini sportivi direi che Orsini è fuori giri.
Continua comunque ad avere ragione nella critica delle politiche di espansione della NATO ad est.
Continua comunque ad avere ragione nella critica delle politiche di espansione della NATO ad est.